Di solito è da un libro che si trae un film. In questo caso è accaduto il contrario. Prima è venuto l’omonimo documentario, girato da Daniele Gobbin con Nicola Pittarello e finalista al Premio Ilaria Alpi 2010, poi questo libro. Che conserva l’ambientazione (Nord-est della Rd Congo) e la tematica (auri sacra fames!). Ma nella trasposizione è avvenuta anche una forte mutazione di genere: dall’iperrealismo del mediometraggio a quello che è un vero e proprio romanzo.
Marcel è un tranquillo studente belga che, a Bruxelles, riceve una misteriosa eredità – un diario-testamento – dall’ex mercenario ammalato cui presta assistenza e che è prossimo alla morte. Il diario parla di un tesoro nella Rd Congo, e Marcel, i cui genitori sono proprio nativi di quel Paese, si risolve a compiere il viaggio cui l’ha spinto il vecchio Matteau Pascal. Marcel – che è l’io narrante – scoprirà un’Africa piena di contraddizioni, di sapienza e di violenze, solcata da ambigui personaggi bianchi, in un gioco di specchi tra il passato, di cui il diario è mappa, e il presente, che appare il prolungamento di una storia di avidità, sfruttamento e corruzione – questa volta su scala ancor più globale. Un contesto di per sé disperante, ma dal quale Marcel, grazie anche a un incontro sentimentale, uscirà rinnovato e riscoprendosi “africano”.
Infinito, 2017, pp. 191, € 14,00
(Pier Maria Mazzola)