Nel mondo sono 770mila le vittime del virus Hiv nel 2018 e attualmente ci sono oltre 1 milione e mezzo di persone sieropositive. I dati sono contenuti nel rapporto pubblicato martedì da Unaids, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata alla lotta contro la malattia.
Queste cifre, anche se ancora molto elevate, evidenziano alcuni miglioramenti avvenuti soprattutto nel continente africano con grandi disparità al livello regionale.
La mortalità correlata all’Hiv nel mondo è diminuita di un terzo dal 2010. Rispetto al picco dell’epidemia nel 2004, in cui si registrarono 1,7 milioni di decessi, la mortalità si è dimezzata. Un declino dovuto in particolare a un migliore accesso ai trattamenti. Nel 2018, tre persone sieropositive su cinque stanno assumendo farmaci antiretrovirali. È la più alta proporzione di sempre.
Ma le cifre del rapporto annuale sull’Africa subsahariana sono confortanti, in parte dovute ai maggiori controlli fatti Nell’Africa australe e in quella orientale, aree storicamente più colpite dal virus dove vive più della metà della popolazione mondiale infetta.
In questo senso il Sudafrica ha sicuramente trainato il miglioramento. Negli ultimi 9 anni, il paese ha ridotto il numero di nuove infezioni di oltre il 40%.
Tuttavia va posta molta attenzione in altre regioni del mondo. Nell’Europa orientale e nell’Asia centrale, il numero di nuove infezioni è però aumentato del 30% rispetto al 2010 e solo la metà delle persone consapevoli di essere sieropositive ha avuto accesso al trattamento nel 2018. In Medio Oriente e in Nord Africa invece il numero di decessi correlati al virus è aumentato del 9% dal 2010.
Un altro motivo di preoccupazione, per l’Unaids è il finanziamento ancora inadeguato per la lotta contro la pandemia nei paesi a basso e medio reddito, che nel 2018 ha registrato un calo. L’agenzia ha commentato il dato come: “fallimento collettivo”. Per l’anno 2020 mancano 7 miliardi di dollari per raggiungere i 26 miliardi di dollari necessari.
C’è chi nel continente si sta comunque dando da fare, soprattutto nella ricerca. E’ di inizio luglio la notizia secondo cui un gruppo di ricercatori keniani avrebbe scoperto un medicinale curativo chiamato UniPron che potrebbe rappresentare una scoperta rivoluzionaria.