L’Unione Africana ha annunciato l’intenzione di iniziare a ritirare le proprie truppe dalla Somalia (Amisom) a partire da ottobre 2018, per concludere l’operazione entro la fine del 2020. Le truppe dell’organizzazione panafricana cederanno gradualmente il controllo del territorio al neonato esercito somalo che dovrà assumersi la responsabilità di garantirne la sicurezza.
Attualmente l’Amisom conta su 22mila militari. Il contingente è stato dispiegato nel 2007 per stabilizzare il Paese e contrastare l’espansione jihadista guidata dal gruppo fondamentalista al Shabaab. Negli anni, soprattutto grazie al contributo delle forze kenyane, etiopi e ugandesi (supportate da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia), la missione è riuscita a liberare Mogadiscio (anche se alcuni quartieri sono ancora in mano islamista) e le città della costa, compresa l’importante città portuale meridionale di Kismayo. Nonostante questo al Shabaab controlla ancora ampie regioni dell’entroterra e conduce sanguinose azioni di guerriglia. Negli ultimi mesi si sono registrati diversi attacchi che suggeriscono un nuovo spirito offensivo, anche se non necessariamente la capacità di prendere nuovi territori. Solo in giugno i miliziani jihadisti hanno attaccato una base dell’esercito etiope e l’hotel Naso Hablod a Mogadiscio.
Le continue azioni di guerriglia e lo stillicidio di morti stanno logorando i reparti che fanno parte dell’Amisom e stanno assorbendo grandi risorse finanziarie (di Paesi che non hanno bilanci floridi). Allo stesso tempo non mostrano risultati significativi sul terreno. Di fronte a questa situazione, l’Uganda, che ha il più grande contingente con circa seimila uomini, ha recentemente annunciato la sua intenzione di ritirare le sue truppe dalla Somalia entro la fine del 2017. E anche il Kenya ha minacciato di richiamare in patria i suoi 3.700 militari. Come conseguenza, l’Unione africana ha iniziato a progettare un progressivo ritiro di tutti i contingenti. In ciò, spinta anche dal calo delle risorse a disposizione, dopo che l’Unione Europea ha deciso di ridurre il suo contributo alla forza del 20%.
In due anni l’esercito somalo riuscirà a raggiungere un’operatività tale da contrastare efficacemente al Shabaab? Se ci riuscirà, la Somalia potrebbe avviarsi verso una stabilizzazione. Altrimenti il rischio è un nuovo conflitto e nuove tragedie umanitarie.