«Ehi amico, cosa vedi?»
«Un turista occidentale su una spiaggia di Dakar»
«Ti sbagli: è un portafoglio che cammina».
Conosco Mamadou da vent’anni e ho imparato a non raccogliere le sue provocazioni. Di mestiere fa la guida turistica e ha la lingua tagliente e corrosiva, quando la usa per parlare dei “bianchi”.
In Senegal li chiamano toubab, una parola wolof dai toni marcatamente spregiativi. Tempo fa hanno pubblicato a Dakar un opuscoletto che disegna l’identikit del tipico toubab a partire dalle descrizioni raccolta da tassisti, commercianti, camerieri, accompagnatori turistici. Ecco cosa si racconta: «I toubab vogliono sempre scoprire tutto in un solo colpo, le cose che sembrano meno importanti per noi sono quelle che attirano di più la loro attenzione». «Sono facili da identificare: macchina fotografica, cappello, occhiali da sole e ignoranza totale di tutto ciò che vedono». «Sono persone ricche, che non si interessano della qualità delle cose. E pensano di poter ottenere tutto grazie ai soldi». «I peggiori sono i filantropi. Dicono di essere venuti in Africa per aiutarci, e forse lo pensano davvero. Ma è evidente a tutti che sono venuti per aiutare se stessi».
Una carrellata di giudizi caustici e sconfortati. Non è mica colpa dei senegalesi se l’immagine che i bianchi esportano e ostentano è quella da loro descritta. Chiunque si sia recato almeno una volta in Africa sa bene che il colore della pelle non è un dettaglio di poco conto. Il bianco è spesso associato all’immagine stereotipata del ricco prepotente, del turista assetato di esotismo, del benefattore a cui spillare soldi. Ma non tutti i bianchi sono uguali. E va ricordato a chi ha lo sguardo annebbiato dai pregiudizi.
Proprio come ogni africano che arriva in Europa è diverso dall’altro e desidera giustamente di non venire marchiato a vita come “un migrante economico”, “un profugo” o un “pericoloso islamista”. Sbarazziamoci dei nostri luoghi comuni venati di razzismo, ma esigiamo che anche gli africani facciano lo stesso nei nostri confronti. A ben guardare, bianco e nero hanno in realtà mille sfumature diverse. Tocca a ciascuno di noi scoprirle e mostrarle.
Marco Trovato