L’aveva preannunciato e l’ha fatto. «Ho buttato via la mia green card. Con Trump alla presidenza lascio gli Usa. Ho orrore di quello che succederà, quindi torno da dove sono venuto», ha detto Akinwande Oluwole Babatunde Soyinka all’indomani della vittoria del 45° inquilino della Casa Bianca, confermando così la sua tempra civile, oltre che letteraria.
«In qualsiasi popolo che volontariamente si sottomette alla “quotidiana umiliazione della paura”, l’uomo muore», aveva scritto il futuro Nobel nigeriano esattamente quarantacinque anni prima, a sigillo della prima edizione del suo racconto di quasi due anni e mezzo di prigionia nel suo Paese – la maggior parte dei quali «in isolamento assoluto», come sottolineerà nella successiva autobiografia degli anni della maturità, Sul far del giorno (Frassinelli). Il contesto era allora quello della guerra del Biafra, quando il suo torto fu di invocare il bando della «fornitura di armi a tutte le parti della Nigeria, creando una terza forza che utilizzasse il conseguente stato di stallo militare per ripudiare e fermare sia la secessione del Biafra che la dittatura dell’esercito consolidata dal genocidio».
E L’uomo è morto è il titolo – per l’autore assolutamente “necessario” – di questa testimonianza drammatica e potente. Una detenzione dura, in cui s’intrecciano gli elementi autobiografici (indimenticabili le pagine sull’arresto da parte della «Gestapo di Lagos», con lo sbalordimento dell’allora già illustre carcerato nel ritrovarsi con vere catene alle caviglie: «L’avevo provato, così mi pareva, centinaia di anni prima») a quelli di analisi politica.
Un libro, ripubblicato ora a trent’anni dalla prima edizione italiana e mantenendo la prefazione di Oreste del Buono, che conserva l’attualità di un classico, al di là delle circostanze storiche (in parte) sorpassate. Come sostiene Luigi Sampietro nel suo saggio introduttivo, «L’uomo è morto è una pagina di storia che nel museo degli orrori del Novecento, sullo scaffale riservato alle atrocità poliziesche» va posta accanto a La confessione di Arthur London e ad Arcipelago Gulag di Solženicyn.
Calabuig, 2016, pp. 350, € 18,00
(Pier Maria Mazzola)