Nell’ultimo periodo, il Madagascar si è trovato al centro di un acceso dibattito internazionale a seguito delle proposte di modifica del codice penale presentate dal presidente Andry Rajoelina. Le modifiche, che prevedono l’introduzione della castrazione chimica e chirurgica come pena per gli individui condannati per stupro di minori, hanno suscitato una vasta gamma di reazioni. Questa mossa legislativa, approvata dai membri del parlamento malgascio, ha catalizzato l’attenzione di organizzazioni per i diritti umani a livello globale.
Amnesty International, attraverso il direttore regionale per l’Africa orientale e meridionale, Tigere Chagutah, ha espresso una ferma opposizione a tale legge, descrivendola come “crudele, inumana e degradante”. L’organizzazione sottolinea come in Madagascar i casi di stupro restino largamente sottosegnalati e i colpevoli spesso evitino la condanna a causa della paura delle vittime e delle loro famiglie di ritorsioni, stigmatizzazione e della mancanza di fiducia nel sistema giudiziario. Amnesty sostiene che l’implementazione della castrazione chimica e chirurgica non risolverà queste problematiche fondamentali e contraddice le disposizioni costituzionali malgasce contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti.
La risposta di Amnesty International alla proposta di legge malgascia invita a una riflessione critica sulle strategie più efficaci per combattere la violenza sessuale, suggerendo che misure così drastiche possano non essere la soluzione adeguata.