L’attivista per l’ambiente Henri Rakotoarisoa è stato brutalmente ucciso giovedì scorso nei pressi di Moramanga, città situata nella parte est del Madagascar. La notizia è stata divulgata oggi da Rfi, la quale specifica che dietro questo efferato assassinio c’è la mano di circa una quarantina di trafficanti di legname.
Rakotoarisoa aveva settant’anni e da due anni si batteva per denunciare a gran voce il disboscamento illegale di cui il suo Paese è vittima. Era il leader del VOI, associazione che lotta per proteggere l’ultima traccia di foresta tra Manjakandriana e Andramasina, due distretti di Moramanga. “Lo abbiamo trovato con le mani legate, il cuore e la gola infilzati”, ha riferito a Rfi Ndranto Razakamanarina, presidente di Alliance Voahary Gasy (AVG), piattaforma che riunisce associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente.
Un conflitto tra attivisti e trafficanti che andava avanti dal 2019. Sui quest’ultimi si è espresso un membro dell’associazione ambientalista di cui faceva parte l’attivista: “Erano individui di una città limitrofa probabilmente pagati per sfruttare illegalmente la foresta”.
Risale all’anno scorso la decisione di Rakotoarisoa e dei suoi compagni di costituire un’associazione per ottenere il trasferimento della gestione forestale al ministero. Il giorno prima del tragico assassinio si è svolta un’assemblea generale dell’associazione per definire il futuro arrivo degli agenti del ministero. “Ai trafficanti non è piaciuto” chiosa l’attivista a fianco di Henri Rakotoarisoa in questi anni di lotta. Come specificato da Rfi, un tale assassinio di un attivista per l’ambiente non ha precedenti nella storia del Paese.
Il traffico di legname è una piaga che colpisce da anni il Madagascar, vittima di un disboscamento delle foreste del Paese che, se non viene fermato, potrebbe portare ad un vero e proprio disastro ecologico.