In Madagascar, il ciclone tropicale Belna ha causato la morte di un bambino e di due adulti e ha lasciato quasi 1.500 persone senza casa nei distretti di Mahajanga e Soalala. Case distrutte, pozzi sommersi, carenza di acqua potabile, centraline elettriche divelte: il distretto di Soalala è stato quello colpito più duramente. Le altre zone confinanti sembrano essere state risparmiate.
I dati sono forniti dall’Ufficio nazionale per la gestione dei rischi e le catastrofi, l’organismo incaricato del coordinamento degli aiuti d’emergenza in Madagascar. Ma, siccome la raccolta dei dati avviene per telefono, il computo delle vittime e dei danni potrebbe essere parziale.
«I dati – spiega al sito Rfi.fr Hantaniaina Rabesandratana, coordinatore del progetto di emergenza presso l’Ong Madair – ci permettono di conoscere le dimensioni generali dei danni. Con i nostri aerei però stiamo sorvolando le zone colpite per avere un’idea più precisa. In alcune zone possiamo anche atterrare e avere un quadro chiaro».
Questo passaggio è decisivo per organizzare gli aiuti di emergenza, come spiegato da Yoann Cancan, esperto di gestione dei rischi e dei disastri all’interno di Piroi, la piattaforma di risposta regionale dell’Oceano Indiano. che sostiene la croce rossa malgascia. «Stiamo aspettando i risultati delle valutazioni, in particolare quelli che verranno forniti dopo il sorvolo che è avvenuto ieri – afferma -. E poi possiamo davvero identificare meglio i bisogni e le popolazioni vulnerabili. Da lì, saremo in grado di trasportare materiale nell’area prioritaria che distribuiremo inizialmente alle persone più vulnerabili».