È l’isola dei lemuri e dei baobab, dei camaleonti e della vaniglia. Un’arca naturale su cui convivono centinaia di specie animali e vegetali e ben 18 popoli diversi. Il Madagascar è un mondo da esplorare con pazienza.
L’estate è il periodo giusto per partire. Ma è consigliabile ritagliarsi almeno tre settimane per il viaggio e concentrare l’itinerario su una regione non troppo estesa. Si può vagabondare tra i villaggi e le foreste dell’altopiano, approdare sulle isole di Ile Sainte Marie o di Nosy Be, spingersi fino alle praterie e alle spiagge del grande sud.
Ovunque si decida di muoversi, c’è un’espressione malgascia che dovrebbe entrare nel vocabolario di ogni viaggiatore: “mora-mora”, cioè “piano piano”. E’ la parola d’ordine per chiunque desideri entrare in sintonia con i ritmi lenti della popolazione locale. Sulla grande isola non c’è posto per la fretta. Bisogna armarsi di pazienza e prendersi il tempo necessario per scoprire il fascino discreto di questo mondo galleggiante.
Esteso da nord a sud per più di 160 chilometri, su un superficie doppia rispetto all’Italia, il Madagascar è un’isola enorme: la più grande dell’Africa. Ma nonostante le sue notevoli dimensioni, dispone di solo cinquemila chilometri di strade asfaltate: le località medio-piccole sono collegate tra loro da lunghe e sconnesse strisce di terra rossa. Chiunque si avventuri lungo queste piste deve fare lo sforzo di combattere contro l’ossessione dell’orologio e imparare ad apprezzare gli aspetti positivi degli inevitabili contrattempi.
Il mezzo di trasporto più comune è il taxi-brousse, pullmino con capienza variabile tra le 7 e le 20 persone. Gli autisti aspettano che la vettura sia al completo prima di partire, ne consegue che gli orari di arrivo e di partenza sono molto flessibili. Lo stress e la premura non appartengono alle genti del Madagascar. Lasciate a casa l’impazienza. E imparate un’altra utile parola malgascia, tsanga-tsanga: significa “andare a zonzo senza meta”. E senza fretta.
Info: www.madagascar-tourisme.com
(Marco Trovato)