Oggi, 27 maggio, i malgasci sono stati chiamati alle urne per eleggere i 151 deputati. La tornata elettorale si tiene cinque mesi dopo l’elezione presidenziale di Andry Rajoelina davanti al suo eterno rivale Marc Ravalomanana. L’elezione sarà un nuovo duello tra i partiti dei due leader. L’unica incognita sono i candidati indipendenti che potrebbero vincere numerosi seggi.
Queste elezioni legislative hanno il sapore di una vendetta per i sostenitori di Marc Ravalomanana, delusi per la sconfitta nelle elezioni presidenziali. Tim, il partito dell’ex uomo d’affari, presenterà 109 candidati nell’Assemblea nazionale. Se ottenesse la maggioranza potrebbe effettuare una dura opposizione al presidente Rajoelina.
Per Andry Rajoelina, la posta in gioco è alta. Secondo la Costituzione, il gruppo dei partiti di maggioranza nell’Assemblea propone il primo ministro, che viene poi nominato dal Capo dello Stato. Evitare la convivenza, ottenendo una larga maggioranza, è essenziale quindi per mantenere le promesse elettorali. Questo è quindi l’obiettivo principale dell’Ird, la piattaforma presidenziale per le elezioni. Nulla è lasciato al caso: con 151 persone, l’Ird è la formazione che offre il maggior numero di candidati ed è l’unico a coprire l’intero Paese.
Negli ultimi cinque anni, il precedente governo era sostenuto da una coalizione di parlamentari indipendenti. Giochi di alleanza, bustarelle e voltagabbana erano diventati la norma. I partiti principali hanno promesso di dare un segno di discontinuità, rifiutando queste pratiche.
Ma degli 810 candidati a queste elezioni, quasi 500 sono indipendenti. Potrebbero vincere molti posti grazie al voto degli elettori delusi. Sono loro che rappresenteranno la variabile di questa tornata elettorale e potrebbero diventare l’ago della bilancia nei futuri assetti politici nazionali.
Per Ketakandriana Rafitoson, direttore esecutivo di Transparency International, non ci sono dubbi: «Questa grande percentuale di indipendenti apre la strada a un’esplosione di corruzione e una grande instabilità parlamentare». Secondo l’analista, molti di questi indipendenti sono «finanziati dai partiti maggiori, in una strategia che mira alla conquista di posti».