Almeno 46 persone sono state uccise in Madagascar in attacchi di banditi nel comune rurale di Marovitsika, nel distretto di Befotaka Atsimo, nel sud-est della grande isola. Gli scontri sono avvenuti il 17 settembre tra 120 dahalo armati e la popolazione locale sostenuta da 4 elementi della gendarmeria.
A dare la notizia della strage è stato ieri il ministro della Difesa nazionale, il generale Richard Léon Rakotonirina, che ha effettuato una missione nella parte meridionale del Paese.
La stampa locale precisa che tra i morti vi sono sia aggressori sia abitanti della zona. Un rapporto provvisorio della gendarmeria afferma che sono stati uccisi 42 presunti dahalo e quattro abitanti del villaggio, tra cui un bambino di 10 anni. I razziatori di bestiame hanno anche dato fuoco a diverse abitazioni.
Come ricostruisce Rfi, erano le cinque del mattino quando circa 120 presunti ladri di bestiame hanno attaccato le remote frazioni di Ambohitsohy e Vohitsimbe, nel comune rurale di Marovitsika. “Avvertiti di questo attacco, la squadra di autodifesa del villaggio ha preparato un’imboscata”, ha detto il generale Tsiketa, comandante del distretto interregionale della gendarmeria nazionale a Fianarantsoa. Tsiketa ha detto che la forza di autodifesa del villaggio era armata con fucili da caccia e coltelli. “Hanno reagito per autodifesa”, ha continuato. Sono stati raggiunti poco dopo da quattro gendarmi. Lo scontro è durato più di sei ore.
La Commissione Nazionale Indipendente per i Diritti Umani (Cnidh) intraprenderà un’indagine indipendente. Intende anche fornire linee guida per una migliore attuazione delle disposizioni per la sicurezza della popolazione e la protezione del diritto alla vita.
I dahalo sono un sottogruppo etnico che abita la parte meridionale del Madagascar tra cui si annidano numerosi razziatori di bestiame: ‘dahalo’ in malgascio significa infatti ‘ladri di zebù’.