Persone che cantano e applaudono, canti tradizionali, il tintinnio delle pentole, la sabbia che scivola mentre si scava, le voci dei pescatori: sono solo alcuni esempi dei suoni che il musicista ruandese Michael Makembe, 25 anni, ha raccolto in un viaggio alla ricerca delle tradizioni e delle musiche del suo Paese. Il risultato è una raccolta composta da quasi mille suoni diversi da assemblare poi con il computer, accostandoli ai ritmi dell’afrobeat. Tradizione e musica contemporanea si mescolano, un racconto attraverso i suoni che caratterizzano il Ruanda, dove il giovane spera un giorno di costruire in un vero e proprio museo dell’audio.
Michael Makembe, 25 anni, dal 2018 viaggia attraverso il Ruanda con il suo registratore alla ricerca dei suoni, dei canti, delle poesie in grado di raccontare il Paese e le sue mille sfaccettature, una musica del quotidiano da mixare poi con melodie tradizionali e moderne. La sua storia è stata raccontata dal Guardian. Da sempre appassionato di musica, Makembe ha frequentato una scuola di musica, ma ha scoperto da poco il valore dei canti e degli strumenti tradizionali del Ruanda.
Approcciandosi a questo universo finora ignoto si è reso conto della potenzialità musicale dell’ambiente stesso in cui era immerso. Ha cominciato a viaggiare negli angoli più remoti del Ruanda, registrando voci, storie, applausi, canti, persone, momenti: un mix di più di mille suoni diversi. Il suo primo obiettivo è quello di creare una library, dunque una raccolta online, di questi suoni e renderli disponibili a tutti, per diffondere e valorizzare la cultura del suo Paese attraverso un racconto musicale.
L’attenzione per le radici e la tradizione non è qualcosa che riguarda solo Makembe ma, secondo lui è un fervore che unisce molti giovani oggi nel Paese e, una forma di espressione in cui questa inclinazione comincia a prendere forma, è proprio la musica. Tanti artisti afrobeat per esempio inseriscono nelle loro musiche racconti e stili influenzati dalla tradizione.
Il giovane musicista sta per uscire con un album, composto e realizzato in parte da suoni che lui stesso ha realizzato, stando insieme a delle comunità e dei villaggi anche per mesi, cercando di trasmettere “la loro anima” attraverso il suono. Tutto questo accostato e mixato con sound contemporanei e coinvolgenti.
Questo primo album è un punto di partenza per lui e per il suo Paese, non l’arrivo. “È l’inizio. È un movimento in crescita che vuole ispirare i più giovani. Portiamo loro soluzioni nella loro lingua. Vorrei averlo potuto avere io durante l’infanzia”, chiosa Mekembe al Guardian.