Sabato prossimo Joyce Banda, ex capo di stato malawiano, rientrerà nel suo paese dopo aver trascorso più di tre anni in esilio autoimposto a causa delle accuse di corruzione che si sono abbattute su di lei nello scandalo denominato “Cashgate” esploso nel 2013. A dare l’annuncio lunedì è stato Ackson Kaliyile, portavoce del People’s Party, il suo schieramento politico.
Il Cashgate è esploso quando Banda era in carica e ha coinvolto numerose figure istituzionali malawiane che avrebbero sottratto milioni di dollari dalle casse statali. Dopo le rivelazioni, numerosi donatori internazionali hanno tagliato gli aiuti al paese provocando danni economici ingenti a una delle nazioni più povere del mondo e fortemente dipendente dai finanziamenti esteri.
Nel 2014 Banda, la prima donna presidente del Malawi, ha perso le elezioni contro Peter Mutharika e poco dopo ha lasciato il paese dopo essere stata accusata di abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro. Accuse da lei sempre negate. Lo scorso luglio la polizia aveva emesso un mandato d’arresto per Banda, ma all’inizio di quest’anno l’Ufficio Anticorruzione l’ha di fatto scagionata affermando che non esisterebbero prove solide. La polizia non ha però ancora dichiarato le accuse cadute.