Le autorità del Malawi nei gironi scorsi hanno ordinato la chiusura di cinque siti minerari artigianali, sui quali operavano circa 20.000 minatori illegali. Come ricorda l’agenzia InfoAfrica, il governo ha attuato così la minaccia che aveva preannunciato lo scorso luglio e ha invitato tutti i minatori artigianali ad abbandonare i siti abusivi, pena l’espulsione forzata dal paese.
I siti evacuati, per la ricerca di oro, si trovano nelle zone di Lilongwe e di Mangochi e secondo fonti di stampa citate da africanews, si tratterebbe di siti estrattivi gestiti da operatori stranieri provenienti da Cina, Tanzania, Zimbabwe e Mozambico che non avrebbero le regolari licenze e che si avvarrebbero di manodopera non in regola.
Nonostante l’avvertimento lanciato mesi fa dal governo malawiano, molti minatori non si sono messi in regola e nei giorni scorsi hanno protestato contro il provvedimento chiedendo indulgenza e lamentando di non avere altre fonti di reddito per sopravvivere e l’assenza di alternativa proposta dal governo. La decisione è infatti stata molto criticata anche da parte di numerose Ong per i diritti umani locali.
Alcuni minatori hanno denunciato anche maltrattamenti e abusi da parte delle forze dell’ordine. Una quarantina di minatori sono stati arrestati nelle operazioni di sgombero. Una nuova legge sull’estrazione mineraria in Malawi deve essere esaminata in Parlamento entro la fine dell’anno.