The Economist, prestigioso periodico britannico, ha nominato il Malawi «Paese dell’anno». Tra le motivazioni che hanno portato a questa decisione, l’iniziativa che ha portato la Corte suprema ad annullare il risultato delle elezioni presidenziali.
«Quando Peter Mutharika è stato dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali del Malawi nel maggio 2019, sembrava che la sua elezione fosse dominata da brogli. Le schede di voto erano state alterate. Gli osservatori internazionali non si sono lamentati con forza. Ma i malawiani hanno reagito. Gli attivisti hanno organizzato proteste pacifiche. I partiti di opposizione si sono rivolti alla Corte suprema. A febbraio i giudici, dopo aver rifiutato le tangenti, hanno concesso la ripetizione del voto, che si è tenuta il 23 giugno», hanno spiegato i giornalisti britannici.
Il giornale spiega che in Africa esiste un sistema ben rodato per truccare le elezioni: «In primo luogo, si usano le risorse statali per corrompere, ingannare e intimidire le persone prima dello scrutinio. Una volta iniziate le votazioni, si riempiono le urne o si modificano i conteggi. Successivamente, ci si assicura che l’esercito e i giudici siano dalla parte del vincente nel caso in cui gli oppositori protestino».
In Malawi il voto è stato annullato per irregolarità «diffuse e sistematiche». Le accuse di brogli elettorali hanno scatenato proteste in tutto il Paese, normalmente pacifico. Molte delle manifestazioni sono diventate violente. Nella ripetizione, Chakwera, 65 anni, ha battuto comodamente Peter Mutharika con il 58,5% dei voti, segnando la prima volta nella storia africana che una ripetizione delle elezioni ha portato alla sconfitta di un presidente in carica.