Travolti dalle notizie sulla Libia, i media nazionali hanno (quasi) ignorato la crisi politica che ha travolto il Sudafrica la scorsa settimana in occasione dell’apertura della sessione del parlamento (12 febbraio). Vale la pena di ricordare, almeno per sommi capi, quanto è avvenuto. I Combattenti per la libertà economica (Eff) di Julius Malema hanno ostacolato il discorso sullo stato della nazione che il capo di Stato, Jacob Zuma, aveva in programma di pronunciare. Per farlo, hanno preso la parola uno dopo l’altro chiedendo invariabilmente a Zuma di rispondere a una serie di questioni sollevate dalla scandalo sulla ristrutturazione della sua residenza personale che sarebbe stata fatta a spese dei contribuenti. Zuma non ha risposto alle domande. Per placare la tensione, il presidente del Parlamento ha chiesto alle forze di polizia di intervenire e di sfollare i deputati di Malema. A quel punto anche il principale partito di opposizione, Alleanza democratica, ha puntato i piedi, definendo incostituzionale l’intervento della polizia e ritirandosi dall’aula in segno di protesta. Solo allora, Zuma – rimasto da solo con il suo partito – ha potuto pronunciare il suo discorso. Ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, Malema è assurto a protagonista della scena politica. Ma chi è Malema?
Nato nel 1981 a Sheshego nella provincia di Limpopo da una ragazza-madre che lavora come domestica, Malema non ama i libri e fatica a completare gli studi superiori. Ad attrarlo è la politica. A 9 anni entra nei Pionieri, il movimento dei giovanissimi simpatizzanti dell’Anc. La sua carriera prosegue nella Lega giovanile del partito della quale nel 2001 diventa presidente nazionale. Ed è proprio come presidente nazionale che inizia a giocare una partita delicatissima. Nella lotta per la supremazia nell’Anc (e quindi nel Paese) che si gioca tra i leader Thabo Mbeki e Jacob Zuma, lui sostiene il secondo e gli garantisce il successo. Ben presto però Malema diventa un peso per Zuma.
Il suo insistere sulla nazionalizzazione delle miniere e sull’esproprio delle terre agli imprenditori agrari bianchi spaventa molti imprenditori stranieri che investono nel Paese, provocando danni all’economia nazionale.
Malema è anche fieramente razzista. Ha rilasciato dichiarazioni contro i bianchi (accusati di aver rubato tutto ai neri), indicando come modello il dittatore zimbabwiano Robert Mugabe, l’unico che, a suo parere, avrebbe trattato nel giusto modo gli ex colonialisti. A imbarazzare il vertice dell’Anc non solo le sue dichiarazioni, ma anche il suo carattere e il suo stile di vita. Malema, a dispetto della sua giovane età e delle sue origini umili, è ricchissimo. E ostenta la sua ricchezza. Così i giovani, soprattutto i più poveri, vedono in lui un simbolo di successo e molti lo vogliono emulare. Il problema è che non si sa da dove derivi questa ricchezza.
Cacciato nel 2012 dall’Anc per «aver fomentato divisioni all’interno del partito», nel luglio 2013 dà vita all’Eff. Piovono altre accuse di riciclaggio di denaro sporco. Per lui sembra finita la carriera politica. Invece alle elezioni del 2014 il suo partito diventa la terza formazione nazionale dopo Anc e Alleanza democratica. E torna sulla breccia. «Nei prossimi anni sentirete parlare ancora di lui», spiega un religioso sudafricano, attento osservatore delle vicende politiche. E probabilmente ha ragione.