Mali: attacco a Bamako, ecco la ricostruzione dei fatti

di claudia
polizia

È possibile effettuare una buona ricostruzione su quanto avvenuto ieri a Bamako, in Mali, dove per la prima volta negli ultimi 8 anni un commando terroristico è riuscito ad attaccare, con discreto successo, la capitale del Paese. L’attacco è stato rivendicato dal Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim) già nel primo pomeriggio e la ricostruzione dei fatti che infoMundi è riuscita a fare è frutto dell’incrocio di più fonti, dirette e online, maliane, russe e a mezzo stampa.

Verso le 5 del mattino di ieri si sono uditi i primi spari all’esterno della scuola della gendarmeria Faladié, con un conseguente scontro a fuoco nel quale diversi gendarmi e diversi soldati, ma anche alcuni aggressori, hanno perso la vita. Gli aggressori sarebbero partiti dalla discoteca No limits, che si trova di fronte all’ingresso della scuola, muovendosi su diversi veicoli: uno di questi ha colpito il muro esterno del compound della scuola, sfondandolo, entrando nel cortile e creando la breccia che ha permesso agli altri aggressori di entrare. Le prime vittime sono tutte reclute della gendarmeria.

Secondo una ricostruzione diffusa sui canali Telegram dei mercenari russi di stanza a Bamako, che non sono stati coinvolti negli scontri, in questa prima fase un piccolo gruppo di cadetti della gendarmeria avrebbe perso la vita e il gruppo armato aggressore sarebbe infine riuscito a fare irruzione nella scuola, da dove verso le 6:30 è iniziata a salire una colonna di fumo nero visibile da gran parte della città. Durante l’attacco, riferisce l’agenzia turca Anadolu che ha un corrispondente sul posto, alcuni aggressori erano sui tetti delle case circostanti e hanno sparato contro l’accampamento della gendarmeria e contro l’accampamento militare di Senou, lì accanto.

Successivamente, verso le 8, gli scontri si sono spostati nell’area dell’aeroporto internazionale Modibo Keita di Bamako, che si trova a 5 chilometri in linea d’aria dalla scuola, circa 10 minuti in auto, sempre nel cuore del distretto di Bamako. L’aeroporto era già stato chiuso per precauzione. Gli islamisti non sarebbero riusciti ad entrare nei locali dell’aeroporto, ma sarebbero riusciti a fare irruzione sulla pista, entrare in diversi hangar e a dare fuoco ad alcuni aerei militari nella sezione dell’aeroporto dove c’è il campo dell’aeronautica militare, una base che ospita anche i mercenari russi e i loro droni turchi Bayraktar. Anche l’aereo presidenziale sarebbe stato dato alle fiamme. In diversi video diffusi sui loro canali online, si vedono miliziani irregolari che sparano a caso sulla pista e in alcuni locali al chiuso. In altri video si vede la bandiera nera dello Stato islamico svettare sul tetto dell’aeroporto. Non è chiaro il numero delle vittime, né da una parte né dall’altra.

Verso le 10:20 del mattino, tramite un comunicato stampa ufficiale, l’Alleanza degli Stati del Sahel ha fatto sapere di avere ripreso la situazione sotto controllo.

Gli obiettivi militari “nel cuore della capitale”, si legge nella rivendicazione del Jnim, che parla di perdite importanti per le Forze armate maliane, sono solo l’inizio di quello che il Jnim minaccia essere “l’assedio” della capitale. Un attacco che arriva in un giorno non casuale, il 17 settembre, immediatamente successivo alle celebrazioni del primo anno di Alleanza degli Stati del Sahel (Aes, la confederazione di Paesi di cui fanno parte i golpisti di Mali, Burkina Faso e Niger) e il giorno in cui si celebra la fondazione della gendarmeria del Mali, creata appunto il 17 settembre 1960. E, così come il giorno, probabilmente anche i luoghi dell’attacco non erano casuali: nella scuola della gendarmeria sono infatti detenuti diversi alti ufficiali militari implicati nel processo di appropriazione indebita e corruzione attorno all’acquisto proprio dell’aereo presidenziale, dato alle fiamme ieri, un processo che doveva concludersi con la sentenza proprio ieri ma che, per via di quanto successo, è stato infine rinviato a martedì prossimo. Il messaggio che Jnim sembra voler mandare con questo attacco è piuttosto chiaro: la sua capacità di azione non si limita al centro e al nord del Paese e le rivendicazioni degli attacchi attorno a Bamako negli ultimi mesi, se messe su una cartina geografica, raccontano anche una sorta di accerchiamento della capitale da parte dei gruppi jihadisti.

Nel pomeriggio sono scattati i primi arresti, con numerosi video anch’essi diffusi dai social media: sono almeno una decina gli arrestati, caricati sui cassoni dei pickup militari, alcuni visibilmente maltrattati e feriti. Secondo le ricostruzioni della stampa, sarebbero jihadisti rimasti senza munizioni. Il ministero della Sicurezza ha diffuso una nota in cui invita la popolazione a collaborare con le Forze armate. Verso le 16 invece il ministero dei Trasporti ha fatto sapere che l’aeroporto internazionale di Bamako ha ripreso le normali attività mentre il capo di Stato maggiore dell’esercito del Mali, Oumar Diarra, ha visitato la scuola della gendarmeria e parlato con i cadetti nella piazza d’armi all’interno, ribadendo in un discorso la “determinazione delle forze armate” nella lotta al terrorismo.

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