Mali, “difficoltosa” la seconda fase di ritiro delle forze di pace

di claudia
Minusma

La seconda fase del ritiro delle forze di pace dal Mali sarà “estremamente difficile” a causa dei “tempi stretti” e delle condizioni di sicurezza e logistiche. Lo ha dichiarato il capo della Missione delle Nazioni Unite nel Paese (Minusma), El Ghassim Wane, secondo una dichiarazione pubblicata sul sito ufficiale delle Nazioni Unite.

Questa seconda fase “in cui stiamo entrando sarà estremamente difficile”, ha sottolineato El Ghassim Wane, rappresentante speciale del Segretario generale e capo della Minusma, che si è rivolto al Consiglio di sicurezza, riunito per discutere della situazione nel Paese dell’Africa occidentale.

El Ghassim Wane ha confermato che la data del 31 dicembre sarà mantenuta per “la chiusura della missione”, rilevando tuttavia che “sono sorte difficoltà nell’attuazione” della prima fase del piano di ritiro.

La prima fase del ritiro della missione Onu, che prevedeva “la chiusura degli avamposti più piccoli e remoti dei campi di Timbuctu, Gao e Mopti e la riduzione dell’impronta geografica della Minusma del 25%”, è stata completata il 25 agosto con la chiusura della base di Ménaka.

“L’esperienza della chiusura del campo di Ber è stata rivelatrice”, ha detto Wane, spiegando che “l’ultimo convoglio di peacekeeper, equipaggiamenti e materiali che ha lasciato questo campo per Timbuktu ha impiegato 51 ore per coprire il percorso di 57 chilometri, a causa della natura del terreno, aggravata dalla stagione delle piogge, e dell’insicurezza”.

Secondo il comunicato stampa, il capo della Missione ha anche fatto riferimento al “possibile impatto della situazione in Niger sul piano di ritiro, che si basa sull’uso delle zone di transito di Cotonou e Lomé”.

Wane ha sottolineato che “chiudere una missione costruita in un decennio nello spazio di sei mesi è un’impresa complessa e ambiziosa. Concretamente, comporta il rimpatrio di 12.947 membri del personale in uniforme, la separazione di 1.786 membri del personale civile, il rimpatrio e/o la ricollocazione di un carico di circa 5.500 container di attrezzature e di quasi 4.000 veicoli, nonché la chiusura e la consegna di 12 campi e di una base operativa temporanea alle autorità civili maliane”.

Secondo il rappresentante speciale, la seconda fase del ritiro si concentrerà sulla chiusura di sei basi, ovvero Tessalit, Aguelhok e Kidal nel nord, Douentza e Mopti nel centro e Ansongo nell’est.

Il rappresentante speciale ha avvertito, tuttavia, che le difficoltà rimaranno a causa dei “tempi stretti” per il ritiro della Missione, nonché dell’immediata cessazione del suo mandato sostanziale ai sensi della Risoluzione 2690, che “non ha permesso un periodo di transizione”.

Il 16 giugno, il ministro degli Esteri del Mali, Abdoulaye Diop, ha chiesto il “ritiro immediato” della Minusma. Diop ha dichiarato ai membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che il mandato della Missione “non risponde alla sfida della sicurezza” nel suo Paese, sottolineando che “dopo diversi anni di dispiegamento delle forze Minusma sul terreno, la situazione della sicurezza, che prima riguardava il Nord del Paese, si è gradualmente deteriorata nelle altre regioni del Mali, in particolare nel Centro”.

Due settimane dopo, il Consiglio di sicurezza ha deciso di porre fine al mandato della Missione con effetto dal 30 giugno 2023, chiedendole di avviare immediatamente la cessazione delle operazioni e il trasferimento dei compiti, nonché la riduzione e il ritiro del personale, con l’obiettivo di completare il processo entro il 31 dicembre 2023.

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