Mali: disobbedienza civile a Gao e Ansongo, città vuote

di claudia
gao mali

È letteralmente bloccata l’intera regione di Gao, nel nord del Mali, per effetto della disobbedienza civile cominciata ieri, e che si concluderà questa sera, lanciata dai tre principali sindacati del Mali al fine di denunciare il crescente clima di insicurezza e chiedere alle autorità maliane di “prendere le misure necessarie” per un ritorno alla normalità.

Secondo diverse testimonianze citate da Afp, Voa Afrique e Rfi nella città di Gao amministrazioni locali e uffici pubblici, ma anche la locale stazione degli autobus e i mercati, sono rimasti chiusi. Il traffico in città era quasi inesistente, un segnale di come l’iniziativa sia stata presa sul serio dalla cittadinanza.

Un centinaio di chilometri più a nord, ad Ansongo, le organizzazioni della società civile hanno organizzato ieri e oggi manifestazioni di protesta e, inizialmente, anche forme di disobbedienza civile più dure, come il rifiuto del pagamento delle tasse o l’istituzione di blocchi stradali per chiudere le vie d’accesso alla città. L’asse stradale che da Gao porta ad Ansongo è considerato molto pericoloso: una settimana fa due civili, di cui un bambino, sono morti in un attacco da parte di uomini armati. Secondo l’Onu, la situazione nella regione ” è notevolmente peggiorata ” dall’inizio del 2022, in particolare a causa della recrudescenza degli attentati terroristici e dell’espansione del gruppo dello Stato Islamico.

Nei pressi di Gao lo Stato maliano ha una presenza molto debole e la popolazione, principalmente nomade che vive nei campi sparsi nel deserto, viene spesso presa nel fuoco incrociato, vittima di massacri da parte dei jihadisti e delle rappresaglie delle forze armate, spesso perché sospettati di scendere a patti con il nemico.

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