Il 29 luglio 2018 si tengono in Mali le elezioni per scegliere il nuovo presidente della Repubblica.
Per essere eletti è necessario raggiungere la maggioranza assoluta dei voti. Se nessuno degli aspiranti presidenti dovesse raggiungerla, si andrà al ballottaggio, che, qualora dovesse essere necessario, è stato previsto per il 7 agosto.
Ibrahim Boubacar Keïta, il presidente uscente, si ripresenterà alle elezioni di quest’anno e sarà appoggiato da una colazione politica che comprende ben settanta partiti. Il leader dell’opposizione al parlamento, Soumaïla Cissé, sarà invece il candidato del suo partito, l’Union pour la République et la Démocratie e della piattaforma Ensemble, restaurons l’espoir. Il raggruppamento di Cissé raccoglie una trentina di partiti e oltre duecento associazioni. Secondo i media locali, in occasione della proclamazione ufficiale come rappresentante della sua coalizione, erano presenti ben sessantamila persone. Alla manifestazione era presente anche Ras Bath, un famoso blogger e attivista maliano, arrestato nell’agosto 2016. Il suo vero nome è Mohammed Youssouf Bathily ed è figlio dell’ex ministro, Mohamed Ali Bathily. Anche il padre di Ras Bath, Mohamed Ali Bathily, farà parte dei candidati per queste elezioni presidenziali. Ali Bathily rappresenta infatti i contadini e gode del sostegno dei capi-villaggio e di diverse associazioni agricole. Al centro del suo programma ha posto la lotta contro la corruzione e il diritto alla proprietà terriera per gli abitanti delle zone rurali.
Anche Modibo Sidibé, un ex primo ministro, è in corsa per la poltrona più ambita del paese africano. Sidibé è il presidente del partito Forces alternatives pour le renouveau et l’émergence, ed ha il sostegno di alcuni partiti politici e di alcune associazioni. Tra gli altri candidati ci sono Aliou Boubacar Diallo ricchissimo proprietario della Wassoul’Or, la miniera aurifera di Kodiéran, nel sud del Mali e sostenuto dal partito Alliance démocratique pour la paix. Nel 2013 Diallo era un grande sostenitore di Keïta, ma da tempo i loro rapporti si sono incrinati e nel 2016 ha lasciato il partito del presidente uscente per passare all’opposizione.
Il Mali arriva a queste elezioni in un momento assai complicato sul fronte della politica interna.
Malgrado l’accordo di Algeri siglato nel 2015 e la cui attuazione non è mai stata completata, la pace e la sicurezza nel paese africano sono ancora lontane. Nemmeno la presenza dei caschi blu dell’Onu e dei militari francesi di Barkhane ha interrotto il susseguirsi degli attacchi terroristici in Mali e in tutto il Sahel, con molti ostaggi occidentali, soprattutto operatori umanitari, che si trovano tuttora in mano ai ribelli. In questo contesto è alquanto improbabile che le elezioni e le operazioni di scrutinio si svolgano in modo regolare.