Attacchi da parte di gruppi armati e altre violenze hanno ostacolato il voto in quasi un quinto dei seggi elettorali maliani durante il voto per le elezioni presidenziali che si è svolto domenica. In almeno il 3% non si è potuto votare, secondo quanto annunciato ieri dal Ministro dell’amministrazione territoriale e citato dalla Reuters.
Delle circa 23mila sezioni elettorali aperte più di 4500 sarebbero state perturbate da attacchi e violenze, mentre 644 non sono riusciti ad aprire agli elettori. Attualmente il conteggio delle schede è in corso e nella maggior parte del paese il voto sembra essersi svolto pacificamente. I candidati e i due principali sfidanti, il presidente uscente Ibrahim Boubacar Keïta e il principale sfidante Soumaïla Cissé, non possono fare dichiarazioni e sono in attesa dei primi risultati.
L’attacco più grave è stato registrato nella regione di Kidal, dove dieci colpi di mortaio sono esplosi a poca distanza dai seggi, facendo sospendere il voto. L’azione è stata rivendicata dal gruppo jihadista Juma’at Nosra al Islam Wal Muslimeen (JNIM).
Il Mali è arrivato a queste elezioni in clima complicato sul fronte della politica interna e della lotta al terrorismo jihadista. Malgrado l’accordo di Algeri siglato nel 2015 la pace e la sicurezza nel paese africano sono ancora lontane. Nemmeno la presenza dei caschi blu dell’Onu e dei militari francesi di Barkhane ha interrotto il susseguirsi degli attacchi terroristici.