In Mali, ha vinto ancora il partito presidenziale, anche se non potrà governare da solo. La Corte costituzionale di Bamako ha pubblicato i risultati finali del secondo turno delle elezioni legislative del 19 aprile. L’affluenza alle urne è stata bassa, attestandosi sul 35,25%. La Corte ha anche annunciato i nomi dei 147 deputati eletti (tra i quali compaiono nuovi volti) e la composizione dell’Assemblea nazionale nella quale il partito al potere ha ottenuto nuovi seggi.
Il Rassemblement pour le Mali (Rpm), partito del presidente della Repubblica, ha infatti ottenuto dieci seggi in più, di cui quattro a Bamako, due a Kati, vicino alla capitale, e altri quattro a sud. Sempre a sud, questa volta a Bougouni, si nota un’inversione di tendenza, con la vittoria della lista guidata dal Cds (Convention sociale démocrate), il partito politico di Blaise Sangaré.
Nonostante abbia guadagnato voti e seggi, il partito presidenziale non ha la maggioranza dei 147 seggi necessaria per governare da solo. Secondo molti osservatori, la formazione del presidente si alleerà con Adéma-Pasi, formazione arrivata in seconda posizione e che conta su 22 deputati.
Al terzo posto, si è piazzata l’Union pour la république et la démocratie (Urd), il principale partito di opposizione, il cui leader Soumaïla Cissé è stato rapito nel Nord del Mali poco più di un mese fa. Tra i deputati troviamo Moussa Mara, un ex primo ministro, e Assarid ag Ibarcaoune, un politico di vecchia data che ritorna in parlamento dopo un’assenza di sette anni.
Il Mali vive una profonda instabilità politica e sociale. Su una prima rivolta dei tuareg, nel 2012 si è innestata un’insurrezione islamista, bloccata solo dall’intervento delle forze armate francesi. Nonostante le milizie jihadiste siano state bloccate nella loro avanzata verso Sud, rimangono attive nella parte settentrionale con frequenti attentati ai militari transalpini e alle forze internazionali intervenute per ripristinare l’ordine.