Un’inchiesta di quattro media francesi, pubblicata nei giorni scorsi, rivela alcuni retroscena del rapimento del giornalista francese Olivier Dubois, tenuto prigioniero dal Groupe de soutien à l’Islam et aux musulmans (Gsim) a Gao, nel nord del Mali, a partire dall’8 aprile 2021. Quel giorno il reporter avrebbe dovuto incontrare un dirigente del ramo saheliano di Al Qaeda nel Maghreb islamico.
Si era preparato a questo incontro con l’aiuto di un “amico” tuareg che i media francesi, che hanno avuto accesso ai contenuti dell’inchiesta sul rapimento del giornalista iniziata a Parigi nel maggio 2021, hanno soprannominato “Kader” per motivi di sicurezza. Ma si è scoperto che il “faccendiere” collaborava con l’esercito francese. Di conseguenza, l’aiutante ha trasmesso informazioni sui preparativi per l’incontro tra Olivier Dubois e Abdallah ag Albakaye.
Quest’ultimo, allora emiro della località di Talataye, era nel mirino dei francesi nell’ambito della ricerca di leader jihadisti legati ad Al Qaeda o allo Stato Islamico nella regione del Sahel.
Secondo Radio France Internationale (Rfi), TV5 Monde, Libération e Le Monde, che hanno collaborato al caso, le autorità francesi avevano motivo di temere che il giornalista venisse rapito il giorno del suo incontro con il leader jihadista. Tuttavia, Dubois non è mai stato avvisato di questa possibilità. Al massimo, l’ambasciata francese a Bamako, che ha informato del suo viaggio quando ha preso il volo per Gao, gli ha detto che la zona era fortemente sconsigliata.
La domanda sollevata dagli autori dell’inchiesta è quindi se l’esercito francese volesse usare Olivier Dubois come esca per raggiungere Abdallah Ag Albakaye? Se un’operazione non è mai stata prevista, è quasi certo che si sia pensato di localizzare il jihadista attraverso un dispositivo inserito nel telefono di “Kader” che, alla fine, è stato liquidato come interprete dall’entourage di Ag Albakaye.
Sta di fatto che, quando si è recato nel 7° distretto di Gao, Olivier Dubois, dopo essere salito su un pick-up con quattro uomini, è tornato solo quasi due anni dopo, invece dei 45 minuti che doveva durare il suo colloquio con il leader jihadista.