Nonostante le difficoltà derivanti dalla grave situazione della sicurezza, da un’economia devastata dall’isolamento regionale e dall’inflazione, una società dilaniata da divisioni e violenza, l’intonacatura annuale della Grande Moschea di Djenne in Mali resta una festa che riunisce gli abitanti della città e, anche quest’anno, si è svolta regolarmente. La moschea è stata costruita con argilla, sabbia e acqua. Le dimensioni della struttura raggiungono i 75×75 metri e l’altezza della torre centrale è di circa 16 metri.
L’evento è il più grande evento annuale che si svolge a Djenne da 120 anni: lo scorso 12 maggio centinaia di fedeli si sono prodigati nell’intonacatura della moschea principale della città, una vera festa per tutti. Alla vigilia di questo evento culturale a Djenne regna un’atmosfera festosa: i giovani trasportano la terra dal fiume all’edificio, altri preparano loro il tè, le donne cucinano i piatti tradizionali più gustosi, il mercato è vivace e l’intera città è in fermento.
Djenné è una città della regione di Mopti, famosa in tutto il mondo proprio per la sua insolita moschea, il più grande edificio in terracotta del mondo, classificato patrimonio dell’umanità dall’Unesco dal 1988: si ritiene che questa moschea sia stata costruita per la prima volta nei secoli XIII-XIV, quando Djenné era un’importante città sulla rotta del commercio dell’oro transahariano e uno dei principali centri di diffusione dell’Islam in Africa. La prima menzione attendibile della moschea risale al 1828. Il viaggiatore ed esploratore francese René Caillet, che visitò Djenne, scrisse a riguardo: “A Djenne c’è una moschea costruita in terra, sormontata da due torri, massicce ma non alte; è di costruzione rozza, anche se molto grande. È lasciata alle migliaia di rondini che vi costruiscono il nido. Ciò provoca un odore molto sgradevole, per evitare il quale è diventata comune l’abitudine di dire preghiere in un piccolo cortile esterno”.
La moschea fu abbandonata nell’Ottocento ma venne ricostruita nel 1907, quando Djenné faceva ancora parte delle colonie dell’Africa occidentale francese. Divenne la principale moschea cattedrale della città, rappresentando un eccellente esempio dello stile architettonico Sahara-Sahel.
Foto di apertura: MICHELE CATTANI / AFP