Mali: italiani rapiti, “area off-limits per tutti da anni”

di claudia

“La domanda è: che ci facevano tre italiani, tre Toubab, in quella zona del Mali a ridosso del confine con il Burkina Faso?”. Quando ancora si attendono notizie sulle sorti dei tre italiani rapiti in Mali la scorsa settimana – Rocco Antonio Langone, 64 anni, la moglie Maria Donata Caivano (chiamata Donatella), 61, e il figlio, Giovanni Langone, 42 – una fonte locale e ben informata sentita da InfoAfrica si pone innanzitutto questo interrogativo dandosi allo stesso risposte: leggerezza, sottovalutazione dei rischi. “Quell’area non è una zona di pericolo estremo in generale, ma per un Toubab come vengono chiamati i bianchi, lo è da almeno cinque anni”. L’area è quella di Sincina, vicino Koutiala, nella regione di Sikasso, a circa 100 chilometri dalla frontiera con il Burkina Faso e a 160 chilometri da Segou. “Koutiala – prosegue la fonte di InfoAfrica – è un centro grande e importante, ciononostante le delegazioni governative che vi si recano lo fanno scortate”. A parte Bamako e il suo circondario, la città di Sikasso e la zona che digrada verso la Guinea, “tutto il resto del Paese è insicuro, con l’esercito che non può controllare tutto”.

La coppia di cittadini italiani e il loro figlio sono stati rapiti la settimana scorsa da un gruppo di uomini armati nella città di Sincina, situata nella regione meridionale di Sikasso, a est di Bamako. La zona del rapimento è vicina al confine con il Burkina Faso, dove il 5 aprile scorso uomini armati hanno rapito una suora americana di 83 anni.

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