Il primo ministro del Mali, Choguel Kokalla Maiga, ha detto ieri sera che la forza europea Takuba, guidata dalla Francia, mira a dividere il Mali, aggiungendo che il Paese merita “solidarietà e non sanzioni nella sua lotta contro il terrorismo, le sfide climatiche, economiche e sanitarie”. Come precisa la stampa locale, Maiga stava parlando al suo secondo incontro con il corpo diplomatico accreditato in Mali.
Il capo del governo ha anche detto che l’incontro con il corpo diplomatico “fa parte della forte tradizione di dialogo e di consultazione che caratterizza le relazioni del Mali con ciascuno dei Paesi e delle organizzazioni rappresentate dai diplomatici”. Ha sottolineato che “il partenariato è la non interferenza negli affari interni di uno Stato, è il pieno rispetto della sua sovranità e indipendenza”. Il partenariato non consiste nel dare ingiunzioni, ma nel parlarsi e nell’ascoltarsi a vicenda, per capire e se possibile prendere in considerazione le preoccupazioni dell’altro”.
Il primo ministro del Mali ha anche parlato delle contrapposizioni tra le autorità di transizione e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). “Ciò che ci oppone all’Ecowas in questo momento è la differenza nell’interpretazione della transizione politica in corso in Mali, soprattutto sulle sue specificità, le sue sfide e le sue poste in gioco che la differenziano da molti processi politici simili in corso in Africa”.
Il premier ha inoltre sottolineato che “il Mali non è e non sarà mai in un atteggiamento bellicoso con la comunità internazionale.
Nel frattempo ieri sera l’inviato speciale di Jeune Afrique è stato espulso dal Paese. Lo si apprende da una nota pubblicata dalla testata stessa nella quale il giornale “condanna la decisione delle autorità del Mali di espellere il suo corrispondente”.
Jeune Afrique fa sapere che, dopo essere arrivato a Bamako nella notte tra il 6 e il 7 febbraio, Benjamin Roger è stato arrestato in albergo dalla polizia verso le 11 di ieri sera e portato alla Brigata d’investigazione giudiziaria, dove è stato interrogato, e poi alla Polizia aerea e di frontiera, dove gli è stata notificata la sua espulsione.
Benjamin Roger aveva un visto d’ingresso valido e non ha nascosto il fatto che era un giornalista o che era venuto in Mali per lavorare in modo imparziale. La direzione di Jeune Afrique considera dunque questa misura presa contro il suo collaboratore come “ingiustificata e in violazione della libertà d’informazione”.