Ieri 27 febbraio in Mali si sarebbero dovute tenere le elezioni presidenziali e legislative, consultazioni che avrebbero dovuto segnare la fine dei 18 mesi al potere della giunta militare, convalidata dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) dopo il colpo di Stato, il primo, dell’agosto 2020, che ha destituito Ibrahim Aboubakar Keita. Il secondo colpo di Stato del maggio 2021 ha tuttavia cambiato radicalmente i piani e, ad oggi, non c’è una data stabilita per le nuove elezioni. Anzi, Ecowas ha votato sanzioni al Mali di fronte alla richiesta della giunta militare di altri due anni di tempo per la transizione.
Nessun accordo è stato raggiunto la scorsa settimana, al termine della visita del mediatore della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), Goodluck Jonathan, nel corso della quale ha incontrato le autorità di transizione della giunta militare al potere in Mali. Le parti non hanno raggiunto un’intesa sulla definizione del calendario elettorale che dovrebbe portare il Paese africano alle elezioni presidenziali e legislative.
E nonostante lo stesso Jonathan abbia dichiarato, in un comunicato stampa ufficiale di Ecowas, che i colloqui con la giunta militare sono stati “approfonditi”, le speranze di stabilire una tempistica considerata da Ecowas accettabile è sempre più flebile.
Jonathan anche incontrato il presidente della transizione, il colonnello Assimi Goita, ma non sono emersi elementi che potessero far convergere le posizioni di Ecowas e della giunta militare, che sostiene l’apertura al dialogo e la propria disponibilità a trattare con Ecowas: Secondo i media maliani però la tempistica indicata da Bamako, almeno 2 anni per la transizione, sembra essere uno ostacolo attualmente insuperabile.
In questo periodo tuttavia i partiti politici maliani non sono stati in grado di organizzarsi. In particolare, la crisi che sta lacerando il Rassemblement pour le Mali (Rpm), il partito che fu di Keita, e l’Alleanza per la democrazia in Mali (Adema), entrambi parte della maggioranza che sosteneva Keita, sono un segnale preoccupante per il ritorno all’ordine democratico. Gli eredi di Keita nell’Rpm sono oggi divisi in due fazioni che, internamente al partito, sono in lotta per la linea politica e le posizioni apicali: in particolare la designazione dell’attuale leader del partito Bocary Tereta a candidato per le prossime elezioni presidenziali, la cui data è appunto ignota, ha provocato la scissione definitiva, con il segretario Baber Gano e i suoi sostenitori che hanno presentato una denuncia al tribunale di Bamako contro Tereta.
Diverso il discorso per Adema, che internamente ha deciso di sostenere una transizione di un anno: posizione tuttavia non manifestata con nessun atto politico, visto che i suoi rappresentanti nel Consiglio di transizione hanno invece votato la proposta della giunta di una transizione che va dai 6 mesi ai 5 anni.