Il governo di transizione del Mali ha revocato ieri, con effetto immediato, l’Accordo per la pace e la riconciliazione in Mali, firmato nel 2015 tra le autorità e i gruppi ribelli del nord e mediato dall’Algeria. È quanto emerge da un comunicato stampa del governo di transizione, letto alla televisione nazionale dal portavoce della giunta militare, il colonnello Abdoulaye Maiga.
Questa decisione si giustifica, secondo il portavoce del governo, con il cambiamento di atteggiamento di alcuni gruppi che hanno firmato l’Accordo, divenuti “attori terroristi” e perseguiti dalla giustizia maliana, dopo aver “commesso e rivendicato la responsabilità di atti terroristici”. Il colonnello Maiga ha detto che il governo di transizione ha constatato “l’assoluta inapplicabilità dell’Accordo per la pace e la riconciliazione in Mali derivante dal processo di Algeri” e, pertanto, “ne annuncia la fine, con effetto immediato”.
Il governo di transizione ha anche invitato tutti gli altri gruppi firmatari dell’Accordo, quelli “non coinvolti nel terrorismo” dice Maiga, e i partner del Mali, ad aderire al “dialogo intermaliano” avviato lo scorso 31 dicembre dal capo della giunta militare Assimi Goita, che ha annunciato la sera di capodanno la nazionalizzazione del processo di pace per “eliminare le radici dei conflitti comunitari e intercomunitari”.
L’Accordo di pace e riconciliazione tra il governo maliano e i gruppi ribelli del nord era stato firmato il 15 maggio e poi il 20 giugno 2015 a Bamako, grazie alla mediazione internazionale guidata dall’Algeria sotto l’egida delle Nazioni Unite.