Le sanzioni di Ecowas al Mali, effetto del colpo di Stato e dell’intenzione della giunta militare di non andare immediatamente a elezioni, cominciano a pesare su alcuni settori dell’economia del Paese e, a cascata, sui lavoratori di questi settori.
L’edilizia è, ad esempio, uno dei settori maggiormente messi in crisi dalle sanzioni: oggi acquistare cemento in Mali è molto complesso. Il clinker infatti, l’ingrediente principale per fare il cemento armato, proviene interamente dal vicino Senegal, che ha bloccato il commercio di tutti i beni, tranne di quelli essenziali, costringendo molte imprese a chiudere i cantieri.
L’agenzia Reuters racconta la storia di Mohamed Cisse, imprenditore edile che impiega centinaia di lavoratori a Bamako e che oggi ha chiuso tre dei suoi quattro cantieri.
Dalle sue parole traspare un po’ di disillusione verso le promesse della giunta militare: “Avevamo molte speranze quando abbiamo visto questi soldati ben addestrati prendere il potere. Però direi che di questo embargo la colpa è al 70% del governo, che ha presentato un calendario elettorale impreciso”. Questo cambio di prospettiva, scrive Reuters, appartiene anche a molti lavoratori, che oggi si ritrovano senza lavoro e senza stipendio proprio per effetto delle sanzioni.
In realtà è un po’ tutta l’economia maliana a risentirne. Il Mali è oggi inadempiente, secondo i dati dell’Unione monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa), per 92 milioni di dollari (54 miliardi di franchi Cfa) in pagamenti di interessi e capitale e il governo afferma di non essere in grado di adempiere ai propri obblighi perché le sanzioni lo hanno tagliato fuori dai mercati finanziari regionali. Le autorità hanno bisogno di entrate fiscali per pagare circa 120 milioni di dollari di salari annuali del governo, ha detto alla Reuters Modibo Mao Makalou, economista ed ex consigliere del presidente Keita, deposto dai militari. Tuttavia le entrate, compresi i dazi doganali e le tasse sul reddito, sono a rischio. Anche una parte delle rimesse dalla regione, fondamentali per l’economia, vengono bloccate poiché i trasferimenti di denaro e i bonifici bancari non vanno a buon fine.
I lavoratori, molti dei quali hanno finora sostenuto la giunta per aver estromesso l’impopolare presidente Ibrahim Boubacar Keita nel 2020, sono preoccupati per l’impatto a lungo termine sui cittadini comuni: centinaia vengono licenziati, le merci per l’importazione sono bloccate in giganteschi ingorghi ai valichi di frontiera e anche il cotone e l’oro, i principali motori economici, non possono raggiungere gli acquirenti regionali.
Foto di apertura: MaxPixel