Il governo del Mali ha annunciato ieri che, con effetto immediato, qualsiasi dispiegamento di forze antiterroristiche nell’ambito dell’operazione multinazionale europea Takuba richiederà ora un invito scritto del presidente della Repubblica del Mali, oltre all’autorizzazione del governo. Lo rivela un comunicato stampa del ministero Affari esteri e della cooperazione internazionale maliano.
“Qualsiasi dispiegamento di personale militare e civile appartenente o al seguito delle unità o entità militari della Francia e dei partner operativi deve seguire la disposizione dell’invito scritto del presidente della Repubblica e capo dello Stato, oltre all’esplicita autorizzazione e approvazione del governo della Repubblica del Mali”. Il comunicato spiega che “per una migliore comprensione delle modalità di impiego del personale della Takuba, come previsto dal protocollo aggiuntivo applicabile ai partner europei, il governo della Repubblica del Mali richiede, fermo restando il rapporti privilegiati di cooperazione con i partner che intendono intervenire nella lotta al terrorismo, un rigoroso rispetto della procedura. Il governo della Repubblica del Mali ribadisce la propria disponibilità a rispettare i propri impegni internazionali” sottolinea il comunicato.
Lo scorso 27 gennaio quindici paesi occidentali coinvolti nella lotta al terrorismo in Mali, in un comunicato stampa congiunto, hanno stigmatizzato la ferma richiesta delle autorità maliane verso la Danimarca, cui è stato ordinato di ritirare il proprio contingente di 100 forze speciali recentemente dispiegato nel Paese nell’ambito della Takuba.
I firmatari di quel comunicato hanno ricordato che “tutti i partner della task force Takuba conducono la loro azione in conformità con il solido quadro giuridico concordato con il governo sovrano del Mali, compreso in particolare un invito formale inviato dalle autorità maliane ai partner internazionali”. Bamako tuttavia afferma di non avere mai autorizzato i danesi a dispiegare ulteriori forze speciali nel proprio territorio. Questa tensione diplomatica è resa ancor più tesa dalle dichiarazioni istituzionali di Francia e Mali: Parigi sostiene che la giunta militare maliana sia “illegittima” mentre Bamako sostiene che illegittima sia la presenza militare francese, che in 7 anni non è riuscita in alcun modo a mitigare il problema del terrorismo.
Il Mali sta attuando un “progressivo isolamento”: è l’opinione del governo francese, esplicitata questa mattina da un portavoce durante un briefing con la stampa a Parigi. Lo riportano media francesi.
In risposta alla cacciata dell’ambasciatore francese a Bamako da parte delle autorità del Mali, che ieri hanno chiesto Joël Meyer di lasciare il Paese entro 72 ore sull’onda di polemiche tra il governo di Parigi e quello di Bamako che vanno avanti da mesi, culminate con le dichiarazioni del ministro degli Esteri francese che ha definito la giunta militare in Mali “illegittima”, il portavoce del governo francese Gabriel Attal ha detto questa mattina alla stampa che il sistema dell’operazione Barkhane deve “evolversi”. Parigi ha già da tempo pianificato di ridurre la presenza delle proprie unità della forza Barkhane in Mali, un’operazione di disimpegno (anche se Parigi afferma che è solo numerico e non sostanziale) iniziata mesi fa e conclusasi nelle ultime settimane del 2021.