Negli ultimi giorni il nord del Mali, in particolare la regione di Menaka, è teatro di una fortissima recrudescenza degli scontri a fuoco tra il Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani (Jnim, legato ad al-Qaeda) e i loro rivali dello Stato islamico nel Sahel.
Secondo quanto riportato da Rfi lo Stato islamico, la scorsa settimana, ha ottenuto il sostegno di alcuni combattenti non-maliani, che si sono riversati nella regione per dare manforte a questa guerra intestina tra i gruppi islamisti. Dal canto suo però Jnim ha beneficiato del sostegno di alcuni gruppi armati interni al Mali. A fare le spese di questa riorganizzazione sono i civili, sempre più numerosi in fuga dalle proprie abitazioni, con diversi rapporti non confermati che riportano vittime non solo tra i combattenti ma anche tra le popolazioni in fuga. Gli scontri si sono svolti principalmente in tre località della regione di Ménaka, ad Adéraboukane, Inchnane e Tamalate.
I Jnim avrebbero preso il controllo della località di Tamalate e se questa informazione sarà confermata si tratta di una grave battuta d’arresto per lo Stato islamico, che lo scorso marzo ha lanciato un attacco mortale contro questa città, uccidendo almeno un centinaio di civili, soprattutto donne e bambini. In altre due località, i combattenti dello Stato islamico stanno apparentemente facendo i bagagli e diversi osservatori si dicono preoccupati per questa escalation: le armi circolano ancora illegalmente in queste zone e l’assenza dello Stato maliano sul terreno non rassicura le popolazioni.