La ribellione separatista dominata dai Tuareg avrebbe preso il controllo del campo appena evacuato dalla missione Onu nella strategica città di Kidal, una delle principali poste in gioco nella battaglia per il territorio tra lo Stato centrale e i gruppi armati.
I gruppi che hanno appena ripreso le armi contro lo Stato maliano hanno occupato il campo non appena è stato sgomberato dalla Minusma, ha confermato all’Afp un politico locale, parlando a condizione di anonimato data la delicatezza dell’argomento. Il Permanent Strategic Framework (Psf) “sta ora prendendo il controllo delle aree abbandonate dai Minusma a Kidal”, ha dichiarato questa alleanza di gruppi armati in un comunicato stampa.
Un convoglio di peacekeepers composto da più di 100 veicoli ha lasciato ieri il campo in una colonna diretta a Gao, città del nord a circa 350 km di distanza, hanno detto ieri fonti della missione. Questo è il terzo e ultimo campo evacuato dalla Minusma nella regione di Kidal, dopo Tessalit e Aguelhok.
È stata sollevata la questione della risposta della giunta al potere alla presa del campo di Kidal da parte dei separatisti. Il recente deterioramento della sicurezza tra tutti gli attori armati che si contendono il controllo del territorio nel nord (separatisti, jihadisti, esercito regolare) ha spinto la Minusma ad accelerare il ritiro dalle sue basi, con grande irritazione della giunta.
La Minusma aveva inizialmente previsto di ritirarsi da Kidal a metà novembre. La vasta e delicata operazione di evacuazione di Kidal era stata anticipata da settimane come la più incendiaria tra quelle condotte dalla Minusma da agosto.
Kidal è infatti sotto il controllo della ribellione prevalentemente tuareg. Questi gruppi, che hanno concluso un cessate il fuoco e un accordo di pace con il governo nel 2014 e nel 2015, hanno appena ripreso le ostilità in vista del disimpegno della Minusma. Si oppongono alla consegna dei campi della Minusma alle autorità maliane.
I colonnelli che hanno preso il potere con la forza nel 2020 hanno fatto del ripristino della sovranità territoriale il loro mantra. L’insubordinazione di Kidal, storico focolaio di ribellioni indipendentiste che hanno scosso il Mali fin dall’indipendenza e regione in cui l’esercito ha subito umilianti sconfitte tra il 2012 e il 2014, è una vecchia seccatura per Bamako.
Il 2 ottobre, l’esercito maliano ha inviato un grosso convoglio verso Kidal in previsione della partenza dei Minusma. La colonna si trova ancora ad Anéfis, a circa 110 km a sud di Kidal. L’esercito ha anche inviato rinforzi a Tessalit, a circa 200 km da Kidal.
Kidal è l’ottavo campo che la Minusma ha lasciato da agosto nel nord e nel centro, su una dozzina. Si sta ritirando in fretta e sotto minaccia.
Dopo mesi di deterioramento delle relazioni con la Minusma, a giugno la giunta ha chiesto e ottenuto dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’accordo per la partenza della missione, dispiegata dal 2013 in questo Paese afflitto dal jihadismo e da una profonda crisi multidimensionale. La giunta ha sostenuto che la missione ha “fallito” e ha denunciato la sua presunta “strumentalizzazione” della questione dei diritti umani.
La Minusma, la cui forza si è aggirata intorno ai 15.000 soldati e poliziotti e i cui oltre 180 membri sono stati uccisi in atti ostili, dovrebbe partire entro il 31 dicembre. I funzionari delle Nazioni Unite ammettono che l’evacuazione dei campi nella regione di Kidal è ancora più complicata del previsto, a causa delle tensioni che minacciano il personale, ma anche per gli ostacoli posti dalla giunta.
Mentre i separatisti riprendevano i combattimenti, il Groupe de soutien à l’islam et aux musulmans (Gsim), un’alleanza jihadista affiliata ad al-Qaeda, ha intensificato gli attacchi alle postazioni dell’esercito, approfittando delle circostanze per consolidare la propria posizione e continuare la lotta contro lo Stato e qualsiasi presenza straniera.
La Minusma, che inizialmente aveva fatto in modo di consegnare i propri campi alle autorità maliane secondo le regole delle operazioni di peacekeeping, ora se ne va senza farlo, osserva Voice of America. Le relazioni tra la giunta e la Minusma, già deteriorate, sono diventate ancora più tese con il ritiro dei Caschi Blu.
La Minusma lamenta il mancato rilascio delle autorizzazioni di volo, che la costringe a lunghi e pericolosi viaggi su strada, esponendosi ad attacchi e ordigni esplosivi improvvisati da parte dei jihadisti. Riferisce inoltre di aver ostacolato il movimento dei suoi convogli e dice di aver dovuto distruggere o disattivare le attrezzature perché non poteva portarle con sé.