È polemica su un’operazione militare della forza francese Barkhane condotta domenica 3 gennaio nella regione di Douentza, non lontano dal villaggio di Bounti, nel centro-est del Mali. Abitanti locali denunciano che un elicottero li avrebbe presi di mira, bombardando una folla radunata per un matrimonio. Secondo l’agenzia France Presse (Afp), le fonti locali avrebbero denunciato l’uccisione di 19 persone, tra cui alcuni bambini, e diversi feriti.
A seguito di denunce e racconti apparsi sui social network, lo stato maggiore francese ha ammesso che la forza Barkhane ha effettivamente condotto un’operazione offensiva. Domenica intorno alle 15:00, dopo una lunga manovra di avvistamento, i soldati hanno guidato una pattuglia di aerei da caccia Mirage 2000, i cui colpi avrebbero ucciso decine di terroristi. Lo stato maggiore nega invece la versione secondo la quale le vittime erano residenti impegnati in una festa di matrimonio. Secondo fonti dello stato maggiore citate da Radio France internazionale (Rfi), «l’obiettivo era stato addirittura individuato da diversi giorni in un’area caratterizzata dalla comprovata presenza di gruppi terroristici». I vertici militari hanno inoltre precisato che «nessun elicottero è intervenuto durante questa operazione».
Un elenco provvisorio delle vittime è stato condiviso dall’associazione Tabital Pulaaku sui social network, dove la vicenda sta suscitando scalpore. «Il silenzio delle autorità maliane sull’attacco aereo contro i civili a Bounti a Douentza cercle mi sta uccidendo. Diteci qualcosa per favore. Cosa è successo? Chi è il responsabile» ha scritto Adam Dicko, un giovane maliano popolare in rete. Intanto, la situazione appare ancora confusa.
La vicenda segue peraltro la morte di cinque soldati francesi di Bakhane rimasti uccisi sul terreno da esplosioni di ordigni artigianali. Episodi che riportano all’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi – francese e africani del Sahel – il dibattito sulla presenza delle truppe militari francesi e internazionali nella regione dove si sono insediate milizie terroriste di matrice islamista.
Già in passato l’operazione Barkhane si era trovata sotto accusa per vittime collaterali. Era il 2017, dopo un attentato ad Abeibara, nel nord-est del Paese, dove soldati del Mali erano tenuti in ostaggio dai jihadisti. Un raid condotto dalle forze transalpine tra il 23 ed il 24 ottobre aveva causato, secondo una versione, la morte di undici soldati maliani prigionieri. Catturati dai terroristi tra giugno 2016 e marzo 2017, i soldati maliani erano nelle mani del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim), nato dalla fusione di
formazioni jihadiste del Sahel e guidato dal tuareg maliano Iyad Ag Ghaly. Dopo l’incidente, lo stato maggiore francese aveva detto che un gruppo terrorista affiliato ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) era stato messo fuori combattimento e che quindici jihadisti erano stati uccisi.