di Céline Camoin
In Mali, gli ex ribelli del Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad, firmatari dell’accordo di pace del 2015, hanno denunciato nuovi bombardamenti sulle loro posizioni il 29 agosto ad Anefis, nella regione di Kidal. Lo riferisce Radio France Internationale (Rfi) aggiungendo che il giorno prima, l’esercito maliano ha affermato di aver preso di mira gruppi terroristici armati.
Così, mentre Bamako chiede ai gruppi firmatari di tornare al tavolo dei negoziati, i fatti sul campo sembrano indicare la lenta ripresa di una guerra silenziosa.
Contattato da Rfi, l’esercito maliano non ha risposto, ma un comunicato stampa dello Stato Maggiore ha riferito sera che gli attacchi hanno preso di mira un gruppo di gruppi terroristici armati, “autori di una serie di atti di violenza contro i civili” e di attacchi contro le forze maliane (Fama), senza fornire alcun dettaglio. Nello stesso comunicato stampa, l’esercito ha affermato di aver “neutralizzato” “diversi combattenti terroristi” e distrutto quattro veicoli.
Il Cma sostiene da parte sua che sono state prese di mira le sue postazioni e afferma di aver risposto al fuoco. Precisa di non aver subito vittime o danni.
Questi fatti arrivano due settimane dopo quelli di Ber, vicino a Timbuctù dove l’arrivo dell’esercito maliano nel campo lasciato libero dalla Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali (Minusma) aveva già dato luogo a scontri tra la Fama e la Cma. Da allora, gli ex ribelli hanno accusato l’esercito maliano e i suoi ausiliari russi del gruppo Wagner di trattare “tutti gli abitanti del settore” di Ber come se fossero “terroristi”: secondo loro, 17 civili sono stati arrestati, torturati e, in alcuni casi, giustiziati “senza alcuna forma di processo”.
In un comunicato stampa che non fa alcun riferimento agli eventi di Ber o di Anefis, il ministro maliano per la Riconciliazione nazionale, il colonnello Ismaël Wagué, ha ribadito il suo impegno nei confronti dell’accordo di pace e ha “invitato” i gruppi armati firmatari “a tornare al tavolo dei negoziati”.
Diversi leader del Cma contattati dall’emittente francese hanno descritto l’invito come “insensato”, dato il contesto. Ritengono che le autorità maliane di transizione vogliano il confronto, ma non lo accettino pubblicamente.