Mali, partiti chiedono ritorno a ordine costituzionale

di claudia
Goodluck Jonathan

A margine della visita in Mali del mediatore della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, Goodluck Jonathan, diversi partiti politici e associazioni si sono riuniti ieri per esprimere il loro rifiuto del calendario che prevede un prolungamento della transizione per un periodo variabile dai sei mesi ai cinque anni. Durante una conferenza stampa congiunta per difendere “i principi democratici del Paese”, i partiti che si oppongono hanno chiesto “un ritorno all’ordine costituzionale attraverso le elezioni nel più breve tempo possibile”.

Radio France Internationale riferisce che, nella sede del Partito per la rinascita nazionale (Parena), una dozzina di personalità di tutti gli ambienti politici si sono presentate alla stampa per “denunciare le intenzioni dittatoriali” delle autorità attuali e il loro piano di prolungare la transizione.

La maggior parte delle organizzazioni presenti alla conferenza stampa – precisa Rfi – ha boicottato le Conferenze nazionali di rifondazione e ne rifiuta le conclusioni. Per Amadou Koïta, presidente del Partito socialista maliano, “l’organizzazione delle elezioni il 27 febbraio 2022 avrebbe dovuto essere la norma”.

“Abbiamo continuato le nostre consultazioni sul programma di transizione e gli sforzi per ripristinare la democrazia in Mali”, ha scritto da parte sua, sulla sua pagina Facebook, l’ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan (foto di apertura), mediatore della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, al termine della sua visita di ieri a Bamako che ha preceduto il vertice straordinario dei capi di Stato dell’Ecowas che si terrà il 9 gennaio. Durante questa visita, il mediatore è stato ricevuto dal presidente della transizione, il colonnello Assimi Goïta.

La stampa locale riferisce che il mediatore, alla fine della riunione, ha detto: “non siamo venuti con un messaggio particolare”. Secondo lui, l’obiettivo della missione era “di confrontarsi con le autorità maliane per comprendere meglio le decisioni prese alle conferenze nazionali e riferire ai capi di Stato”. 

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