Una transizione più lunga, una candidatura presidenziale militare e centinaia di altre raccomandazioni, da applicare alla lettera per arrivare alle tanto agognate elezioni. Ieri il presidente della transizione del Mali, Assimi Goita, ha presentato alla tv nazionale le quasi 300 raccomandazioni contenute nel documento finale derivante dal Dialogo intermaliano, la cui fase finale si è svolta dal 6 al 10 maggio, con la partecipazione di 3000 delegati.
Impegnarsi nel dialogo con tutti i movimenti armati presenti in Mali (con particolare riferimento ai Touareg nel nord del Paese), istituire una giornata nazionale del perdono, organizzare il ritorno dei rifugiati e degli sfollati, istituire un quadro per un dialogo intracomunitario permanente, arrivare allo scioglimento delle milizie e dei gruppi di auto-aiuto di difesa e garantire la reintegrazione socio-professionale dei combattenti sono, tra le altre, alcune delle principali raccomandazioni formulate dai partecipanti al Dialogo. Altre raccomandazioni riguardano il favorire l’uso di usi e costumi tradizionali come mezzo di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, rafforzare le capacità delle autorità e le legittimità tradizionali nella prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti comunitari. Diverse decine di altre raccomandazioni sono state formulate per i settori dell’economia e dello sviluppo sostenibile, in vista delle prossime elezioni, non prima del 2027 e che hanno vedranno la candidatura del colonnello Assimi Goita, attuale leader della giunta militare, e per la sicurezza e la difesa del territorio.
Goita ha detto in tv che “l’obiettivo assegnato a questo dialogo è quello di diagnosticare le cause dei conflitti intracomunitari e intercomunitari per delineare un’architettura di pace duratura, ricucire le fondamenta del tessuto sociale e rafforzare la convivenza”. Il tema centrale in questo dialogo intermaliano è stata la preservazione dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale, ragion per cui lo stesso Goita ha esortato i vari organismi politici della Transizione ad adottare le misure necessarie per la attuare e monitorare le raccomandazioni formulate dal Dialogo intermaliano. Il colonnello maliano ha anche fatto appello a tutti coloro che non hanno partecipato al Dialogo, affinché si uniscano agli altri maliani per “costruire una pace duratura, condizione essenziale per ogni sviluppo”.
Tuttavia, reagendo alle raccomandazioni, i partiti politici, i gruppi di partiti politici e le organizzazioni della società civile firmatari della dichiarazione del 31 marzo 2024, che chiedeva alla giunta militare di indicare una data precisa per le elezioni, hanno parlato di “una grottesca trappola politica”, definendo il Dialogo un’esercitazione che “non ha portato ad alcuna iniziativa di pace e riconciliazione”: “Questo dialogo, in definitiva, che doveva essere un quadro unificante di tutte le forze vitali della nazione, per individuare le fonti delle crisi che scuotono il Paese, per prevenire e gestire i conflitti promuovendo meccanismi endogeni di gestione. Si è rivelato una grottesca trappola politica, dato il suo svolgersi, il contesto di esclusione creato a monte e le sue principali conclusioni”. Inoltre, continuano i partiti e i gruppi politici in un comunicato stampa congiunto diffuso ieri sera, “le raccomandazioni del Dialogo intermaliano appena concluso non possono impegnare il popolo maliano, sopraffatto dall’insicurezza e dalle difficoltà quotidiane, un popolo in preda alle difficoltà a un livello senza precedenti per il costo della vita, un popolo che si confronta con le conseguenze di interruzioni di corrente alle quali le autorità hanno dimostrato la loro incapacità di fornire anche il minimo accenno di soluzione”.