A Bamako, capitale del Mali, regna la confusione. Alle 17 centinaia di manifestanti hanno circondato l’abitazione del presidente Ibrahim Boubacar Keïta, lanciando slogan e oggetti, al termine di un pomeriggio segnato da violenze e tumulti. Le immagini mostrano un assalto indisturbato a uno degli edifici-simbolo del potere politico.
Il caos è iniziato in tarda mattinata quando, secondo diverse fonti concordanti, spari sono stati sentiti nel campo militare di Soundiata-Keïta a Kati, che si trova a 15 chilometri a nord di Bamako. Uomini armati su pick-up hanno fatto irruzione nel campo. Un numero imprecisato di soldati maliani, acquartierati nella base di Kati, si sarebbe ammutinato. La rivolta sarebbe guidata dai colonelli Sadio Camara e Malick Diaw (nella foto), ma potrebbero essere coinvolti anche dei generali dell’esercito.
“Pick-up pesantemente armati da Bamako sono entrati nel campo di Soundiata-Keïta e gli uomini a bordo hanno sparato in aria. C’è stata una risposta da parte dei soldati presenti che credevano in un attacco”, ha detto un ufficiale del Mali a Jeune Afrique. Lo scambio di artiglieria si è poi fermato. Al primo gruppo si sarebbero poi aggiunti “altri dieci pick-up”, sempre secondo la fonte di Jeune Afrique del ministero della Sicurezza interna del Mali. “I depositi di armi sono stati aperti e le armi distribuite ai soldati presenti nel campo”.
MILITARI IN PIAZZA
A mezzogiorno, decine di giovani si sono riuniti in Piazza Indipendenza, intonando slogan favorevoli ai militari di Kati. Alcuni di loro hanno chiesto moderazione e ordinato di evitare il saccheggio.
Le notizie da Bamako si rincorrono di minuto in minuto e non sono affatto buone. Secondo alcune testimonianze, riportate dal sito FinancialAfrik, sarebbe addirittura in corso un tentativo di golpe. Una società che gestisce la sicurezza per una ong in Mali ha riferito all’agenzia Reuters che sono stati uditi spari vicino all’ufficio del primo ministro a Bamako. Secondo quanto riporta Journal du Mali, uomini armati avrebbero sequestrato questa mattina il ministro dell’Economia e delle Finanze del Mali, Abdoulaye Daffé. Secondo altri fonti, sarebbero già diversi i ministri deposti e arrestati. E il presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keita si sarebbe rifugiato in un compound dell’Onu.
Diverse rappresentanze diplomatiche in Mali hanno emesso messaggi di avvertimento. L’ambasciata francese “sollecita” i propri connazionali a restare a casa “viste le tensioni a Kati e Bamako”. L’ambasciata norvegese ha chiesto alla sua gente di “esercitare cautela” poiché “è stata informata di un ammutinamento nelle forze armate e nelle truppe che sono in viaggio verso Bamako”.
La sezione sicurezza di Minusma da parte sua ha lanciato un messaggio raccomandando al personale delle Nazioni Unite di “evitare l’area di Kati e tutti i movimenti stradali non necessari a Bamako fino a nuovo avviso”. La missione ONU “ha sospeso tutti i movimenti del personale ONU a Bamako e Kati” e ha convocato una riunione del gruppo di gestione delle crisi, prima di un “incontro speciale del gruppo di gestione della sicurezza con la “Squadra nazionale delle Nazioni Unite”.
Centinaia di militari sarebbero in rivolta. A fare scoppiare la ribellione, secondo quanto riportato da Jango Media, sarebbe stato il licenziamento del capo della sicurezza presidenziale avvenuto ieri. C’è caos nelle strade. Le immagini che stanno giungendo nella nostra redazione dal Mali mostrano un convoglio di militari a bordo di pick-up acclamato dalla folla nella Piazza dell’Indipendenza.
La CEDEAO (La Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale che comprende lega quindici stati dell’Africa occidentale, tra cui il Mali) ha invitato i militari a tornare nelle caserme. E l’ambasciatore statunitense nella regione, J.Peter Pham, in un tweet ha dichiarato che “Gli Usa si opporranno a qualsiasi cambiamento del governo anti-costituzionale portato avanti da manifestanti o forze di sicurezza.”
Si fa sempre più difficile e incerta la situazione nel Paese del Sahel, alle prese con violenze, instabilità e proteste di piazze che stanno evidenziando l’incapacità del governo di ristabilire la pace, in una crisi (militare, istituzionale ed economica) iniziata con il colpo di Stato del marzo 2012 e l’offensiva del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (a prevalenza tuareg) e acuitasi con la successiva ondata di terrore seminata da movimenti jihadisti.
Nei giorni scorsi, l’impasse politica e il crescente malumore della popolazione hanno spinto il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, nella foto, ad annunciare lo “scioglimento di fatto” della Corte Costituzionale. Una misura dettata dalla volontà di contenere le proteste antigovernative scoppiate a inizio luglio e proseguite per diverse settimane.
Intanto l’opposizione ha fatto sapere che intensificherà le proteste antigovernative a partire da oggi e che culmineranno in una manifestazione di massa venerdì e sabato. I rappresentanti del Movimento 5 giugno (M5) hanno detto di aver “intensificato” le proteste contro il presidente Ibrahim Boubacar Keita. Per questa settimana è stata pianificata una serie di proteste tra cui una marcia delle donne.
Le proteste hanno preso una pausa durante i festeggiamenti dell’Eid e sono riprese la scorsa settimana, ma sono ste disperse dalle forze dell’ordine. L’opposizione accusa il governo di non essere in grado di gestire il declino economico, la presunta corruzione e il conflitto jihadista di lunga durata. Gli sforzi regionali per porre fine alla crisi sono falliti, con l’opposizione che si rifiuta di scendere a compromessi restando fermi sulla richiesta di dimissioni del presidente.
I festeggiamenti in corso nelle strade di Bamako, al passaggio del convoglio dei militari ammutinati, la dice lunga sulla generale sfiducia nel governo e sulla voglia di cambiamento della popolazione.
(in aggiornamento)