In Mali monta la protesta contro il presidente Ibrahim Boubakar Keita. Ieri, 10 luglio, a Bamako, un gruppo di manifestanti ha costretto l’emittente radiofonica e televisiva di Stato a interrompere le trasmissioni. Un altro gruppo, che cercava di occupare l’assemblea nazionale, è stato respinto dalla polizia che ha fatto largo impiego di gas lacrimogeni. Sono anche stati occupati due ponti. Almeno una persona è stata uccisa e altre 19 sono state ferite.
Le manifestazioni sono state organizzate dal movimento M5, nato all’inizio di giugno e composto da una parte della società civile, dall’opposizione politica e dai religiosi. I manifestanti chiedevano le dimissioni del presidente Ibrahim Boubakar Keita. Lo ritengono incapace di affrontare la milizie jihadiste che imperversano al Nord e di far fronte alla lunga crisi economica che attanaglia il Paese.
Questa settimana, la coalizione di opposizione guidata dall’imam conservatore Mahmoud Dicko ha dichiarato di aver abbandonato la richiesta di dimissioni del presidente e di aver respinto l’offerta di creare un governo di unità nazionale, ma ha chiesto profonde riforme.
Nel 2018, Keita si è guadagnato un secondo mandato quinquennale, ma ha dovuto affrontare un crescente malcontento. I maliani, soprattutto le popolazioni del Sud, sperano che l’instabilità e la crisi economica non favorisca il diffondersi dell’insurrezione dei jihadisti che sono dietro la crescente violenza nel Nord e nel centro del Paese.