di Gianfranco Belgrano
La presenza di Wagner in Mali è ormai un dato di fatto, ma la sua strategia si sta rivelando inefficace. Anzi, nell’ultimo anno, da quando la Francia si è disimpegnata l’Isis ne ha approfittato, avanzando fino alle porte di Gao. E’ quanto sottolinea, parlando con InfoAfrica, Luca Raineri, ricercatore sulle questioni di sicurezza dell’Università Sant’Anna di Pisa.
“La retorica vincente della Wagner alla prova dei fatti è venuta meno” sottolinea Raineri. “La Wagner si è presentata in Arica facendosi forte dei risultati ottenuti in Siri, dove un regime in bilico è stato salvato proprio dall’intervento russo riuscendo a controbattere ai vari gruppi armati, tra cui l’Isis. In Africa però, questa retorica vincente ha vuoto un primo stop in Mozambico, dove Wagner si è dovuta ritirare a Cabo Delgado lasciando spazi ai ruandesi e sta ora raccogliendo insuccessi in Mali c’è la presenza di circa mille, duemila paramilitari russi”.
Secondo Raineri – secondo cui per ragioni diverse la presenza russa in Mali non è comparabile a quella in Centrafrica e quella in Libia – nel Paese saheliano Wagner sta innanzitutto pagando l’assenza di un sostegno dell’aviazione, cosa su cui invece potevano contare i francesi. E il governo centrale di Bamako ne sta pagando le conseguenze in termini di controllo del territorio che di fatto si è ridotto. L’altra faccia della medaglia riguarda il tipo di intervento: quello russo non interferisce con la politica ma non è gratuito, dal momento che viene ripagato con risorse (oro) locali.
“Il risultato è sotto gli occhi di tutti e rischia di allargare lo spettro anche geografico dell’instabilità: l’Isis in particolare ha preso piede insidiando anche le posizioni degli altri due attori non statuali presenti nell’area ovvero al-Qaida e i gruppi tuareg. Questi ultimi, pur coinvolti nel processo di pace di Algeri, si stanno avvicinando ad al-Qaida in chiave difensiva rispetto all’avanzata dell’Isis”.
Questa deriva sta preoccupando anche i Paesi vicini, in particolare l’Algeria. “Algeri guarda con attenzione a quanto sta avvenendo a sud dei suoi confini” conclude Raineri. Seppur l’indebolimento evidente del G5 Sahel potrebbe essere stata accolta positivamente da Algeri, la gestione della nuova fase della crisi ha avuto contraccolpi anche interni al governo algerino che intanto ha approvato una norma che consente adesso di stanziare propri militari all’esterno de suoi confini.