Mali, stragi e omicidi nelle regioni centrali e settentrionali

di claudia

Un gruppo di uomini armati non identificati ha attaccato un villaggio nel Mali centrale, Djiguibombo, nella regione di Mopti, uccidendo circa 40 persone e ferendone a decine. Lo riporta la Reuters, specificando che l’attacco è avvenuto lunedì e citando il sindaco di Bankass, Moulaye Guindo.

Il villaggio di Djiguibombo è nel territorio controllato dai ribelli dell’Azawad, che si oppongono a Bamako e rivendicano l’indipendenza del territorio azawadiano, nel centro e nord del Mali, ma si trova anche in un’area che è contesa agli Azawad, oltre che dalle Forze armate del Mali, anche dai gruppi islamisti legati ad al-Qaeda e allo Stato islamico, attivi da un decennio in quest’area.

“È stato un attacco molto grave, uomini armati hanno circondato il villaggio e hanno sparato alla gente” ha detto Guindo, che tuttavia non è riuscito a circostanziare molto i fatti. Un funzionario anonimo citato da Reuters ha detto che “è stata una carneficina, hanno circondato il villaggio dove si svolgeva un matrimonio. C’è stato il panico, alcune persone sono riuscite a fuggire, ma molti sono stati uccisi, la maggior parte uomini”. Nessun gruppo specifico ha ancora rivendicato la paternità di questo attacco.

L’instabilità nel centro e nel nord del Mali è ormai cronica. Sempre lunedì, a Gao, il leader militare di un gruppo armato alleato al governo di Bamako, Ismaguil Ag Arahmat, leader militare del Movimento per la salvezza dell’Azawad (Msa), è stato ucciso in un agguato e a renderlo noto è la stessa Msa in un comunicato, in cui attribuisce l’omicidio a “terroristi”. L’Msa combatte a fianco dell’esercito maliano e la città di Gao, sotto il controllo dell’esercito maliano e dei gruppi alleati, è relativamente risparmiata dalla violenza che imperversa nel nord.

La violenza è aumentata vertiginosamente nella regione centrale del Sahel, nell’Africa occidentale, da quando insurrezioni armate di varia natura (islamiste e indipendentiste) sono esplose in Mali e si sono diffuse nei vicini Burkina Faso e Niger, causando migliaia di morti e milioni di sfollati, un’insicurezza che dal 2020 ha contribuito a innescare due colpi di stato in Mali, uno in Burkina Faso e uno in Niger.

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