Mali: tra insicurezza e incertezze, si vota per la nuova Costituzione

di claudia
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Di Valentina Giulia Milani

Domani, domenica 18 giugno, i maliani si recheranno alle urne per esprimere il proprio giudizio sulla Costituzione proposta dalla giunta di governo, che ha alimentato le speculazioni sulla volontà dell’uomo forte del Paese, Assimi Goita, di candidarsi alle elezioni.

Il voto è il primo organizzato dai militari da quando hanno preso il potere nell’agosto 2020 in un Paese attanagliato da anni da una crisi politica, di sicurezza ed economica. Questi problemi rimangono in gran parte irrisolti, il che significa che il voto potrebbe essere disturbato.

Si tratta di un punto di controllo sulla strada per il ritorno al governo civile nel marzo 2024, secondo gli impegni assunti dagli stessi militari. Ma – come sottolineano alcuni osservatori – a meno di nove mesi dalla scadenza, il Mali non ha chiarezza sul futuro ruolo dei militari, compreso il leader della giunta, il colonnello Assimi Goita.

I maliani voteranno sul progetto di Costituzione a partire dalle 8.00 GMT di domenica, con schede verdi per il “sì” e rosse per il “no”. I risultati sono attesi entro 72 ore. La riforma intende correggere l’attuale Costituzione del Paese, promulgata nel 1992 e spesso accusata di essere la causa dei problemi del Mali.

Come sottolinea Africanews, se approvata, la nuova Costituzione rafforzerebbe la posizione dei militari, enfatizzando la “sovranità”, mantra della giunta da quando è salita al potere e dalla successiva rottura con l’ex potenza coloniale francese. Soprattutto, rafforza i poteri del presidente, prevedendo anche un’amnistia per coloro che hanno compiuto colpi di Stato prima della sua promulgazione.

La riforma ha alimentato le persistenti speculazioni sulla possibilità che Goita si candidi alla presidenza, nonostante le promesse dei governanti militari di non candidarsi. La riforma ha quindi suscitato un’ampia opposizione, da ex ribelli e imam agli oppositori politici.

Le organizzazioni religiose più influenti si oppongono al mantenimento della laicità sancita dall’attuale Costituzione. Nel nord, anche gli ex ribelli che, a differenza dei jihadisti, hanno firmato un importante accordo di pace con lo Stato la rifiutano. Alcune élite politiche sono insoddisfatte del rafforzamento dell’esecutivo attorno al presidente.

Oltre alla legittimità del testo, è in gioco la questione del voto stesso. Il futuro del Mali è incerto e non c’è chiarezza sul futuro ruolo dei militari, compreso Goita. Si prevede che l’affluenza alle urne sarà bassa. “In generale, i maliani non votano. Dal 1992, l’affluenza alle urne ha raramente superato il 30%”, ha dichiarato il politologo Abdoul Sogodogo citato da Africanews.

“I maliani dicono che i presidenti dei regimi democratici non hanno necessariamente brillato. La corruzione ha raggiunto un certo livello. La gente vuole vedere qualcos’altro”, ha affermato Brema Ely Dicko, sociologa dell’Università di Bamako. I sostenitori della riforma scommettono sulla forte popolarità di Goita e delle cosiddette autorità di transizione.

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