L’organizzazione culturale Peul, Tabital Pulaaku Mali, ha condannato tutti gli attacchi all’esercito maliano, “che sono stati numerosi nelle ultime settimane”, si legge in una dichiarazione rilasciata ieri e ripresa anche da Radio France Internationale (Rfi). Tabital Pulaaku ha quindi espresso la propria preoccupazione e ha dichiarato di pregare per le vittime militari e civili.
L’organizzazione comunitaria Peul deplora anche il fatto che a suo avviso questi attacchi servano da pretesto per “la crescita di un sentimento di odio” e di “appelli alla violenza”, in particolare contro i Peul.
Tabital Pulaaku afferma però di aver anche “registrato molti casi di arresti” definiti “arbitrari” e “ingiustificati” e che denotano, secondo l’associazione, “stigmatizzazione”. “Non tutti i Peul sono jihadisti”, “non tutti i jihadisti sono Peul”, hanno affermato.
L’associazione respinge anche le accuse di collusione con gruppi terroristici in aree fuori dal controllo dello Stato. Ciò è particolarmente vero in molti villaggi del Mali centrale, dove domina la katiba Macina, guidata da Amadou Kouffa e membro del Jnim, il Gruppo per il sostegno dell’Islam e dei musulmani, legato ad al-Qaeda. “Nelle aree sotto occupazione jihadista, le popolazioni sono sottomesse contro la loro volontà”, ricorda l’associazione, e “sottomissione non significa adesione”. Tabital Pulaaku chiede il rilascio di diverse decine di Peul arrestati senza che sia stato stabilito alcun legame con i gruppi terroristici.
Il documento chiede inoltre di indagare sull’assassinio di 16 notabili Peul nella frazione di Zanancoro, lo scorso giugno, sul “rapimento e la detenzione” nel campo militare di Alatona, nel circolo di Niono, di “diverse decine di persone per più di due mesi” e sull’”arresto e la detenzione” di 21 abitanti del villaggio di Diaba, vicino a Sofara.
Infine, l’associazione chiede al primo ministro Choguel Maiga, che lo scorso aprile ha parlato di una “ribellione Peul” in preparazione in Mali, e soprattutto al presidente di transizione, il colonnello Assimi Goita, di pronunciare rapidamente “un discorso di pacificazione”.