ManzAid, un Ente del Terzo Settore (ETS) fiorentino fondato nel 2018, sta rivoluzionando la sanità pediatrica in Africa attraverso la realizzazione di un network di ambulatori pediatrici in regioni povere e svantaggiate. Questi ambulatori, energeticamente autonomi, colorati e a misura di bambino, hanno già preso vita in Zimbabwe, Senegal, Burkina Faso, Etiopia e presto nella Repubblica Democratica del Congo e in Ciad.
L’ETS fiorentina ManzAid sta realizzando, in vari paesi africani, un network di ambulatori pediatrici che sta facendo la differenza nella sanità per bambini e ragazzi di intere regioni. Ambulatori luminosi, colorati, a misura di bambino, completi di strumentazioni ed energeticamente indipendenti. Otto in Zimbabwe, uno in Senegal, uno in Burkina Faso e uno in Etiopia sono già operativi. In fase di realizzazione una piccola clinica pediatrica nella Repubblica Democratica del Congo ed in progetto un Centro per il Contrasto alla malnutrizione Infantile in Ciad.
ManzAid è stata fondata a Firenze il 22 marzo 2018 da un gruppo di amici desiderosi di fare qualcosa di concreto per la Salute e l’Educazione di Infanzia e Gioventù nelle aree più povere e svantaggiate del mondo. ManzAid è un Ente del Terzo Settore (ETS) iscritto anche al registro AICS delle Organizzazioni della Società Civile (OSC).
Le loro attività in ambito sanitario sono cominciate con l’invio all’ospedale missionario del St. Albert’s in Zimbabwe di una piccola strumentazione medica per neonati prematuri. Una richiesta di Julia Musariri, direttore medico dell’ospedale. Dopo mille traversie burocratiche e doganali lo strumento arrivò a destinazione e questa donazione permise a un neonato di salvarsi. Ma era solo l’inizio. Il vero salto nella loro attività si realizzò ad aprile 2019, quando venne realizzato il primo ambulatorio ManzAid nella martoriata Aleppo in Siria, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II ed i Francescani. Un viaggio attraverso un paese dilaniato dalla guerra, tra decine di posti di blocco ed un paesaggio di distruzione e disumanità. In una piccola palazzina, presa in affitto dai francescani per farci un centro di assistenza sociale, in un paio d’ore ManzAid è riuscita rapidamente a trasformare una stanza in un piccolo, ma dignitoso, ambulatorio per bambini. Realizzarono che con poco era possibile incidere veramente su realtà disperate e cambiare in meglio il futuro delle nuove generazioni. Da
queste riflessioni originò un progetto molto ambizioso: ‘We have a dream 15x5x5’. Realizzare 15 ambulatori pediatrici in aree rurali povere e svantaggiate di 5 Paesi, nel giro di 5 anni (dal 2020 al 2025).
Dovevano essere degli ambulatori pediatrici luminosi, colorati e a misura di bambino, con gioiose decorazioni alle pareti, con aree verdi per l’attesa ed il gioco, dotati di un corredo completo e ‘state of the art’ di strumentazioni e arredi ed indipendenti da un punto di vista energetico grazie ad un sistema fotovoltaico autonomo. Non nuovi edifici, ma ristrutturazioni di locali abbandonati o sottoutilizzati di ospedali o dispensari. Infine dovevano essere al servizio di comunità rurali prive di servizi di assistenza sanitaria pediatrica e aperti a tutti.
In breve Manzaid si impegnava a pagare interamente tutte le opere di ristrutturazione e a fornire strumentazioni, arredi, sistema PV, farmaci e materiali sanitari. La comunità locale invece si doveva impegnare a dare la disponibilità dei locali e, soprattutto, del personale (in numero e professionalità adeguate) oltre a garantire la manutenzione ordinaria. Un patto tra uguali.
La prima tappa fu lo Zimbabwe. Manzaid scrisse insieme a Julia Musariri il progetto. Fu lei ad indicare le località dove c’era più bisogno, gli ospedali missionari più adatti, le necessità prioritarie di assistenza medica. Fin da subito gli obiettivi furono ambiziosi: realizzare quattro ambulatori pediatrici presso gli ospedali missionari di St. Albert’s, MaryMount, Chitsungo e St. Rupert’s nella regione di Chinoyi nel nord-est dello Zimbabwe.
Scritto il progetto Manzaid lo inviò alla Conferenza Episcopale Italiana nell’ambito del suo programma di utilizzo dell’8×1.000 per finanziare progetti in aiuto alle comunità di Paesi svantaggiati. Il progetto è stato approvato e finanziato per
oltre il 70 %. La fase esecutiva ebbe inizio a dicembre 2020, in pieno Covid, ma già a Novembre 2021 l’associazione si recò in
Zimbabwe per le inaugurazioni. Erano quattro ambulatori magnifici, realizzati splendidamente dalle imprese edili locali.
Oggi sono la gioia e l’orgoglio delle comunità locali e sono diventati punti di riferimento per la salute dei bambini di tutta la regione. Al 30.09.2024 i quattro ambulatori ManzAid hanno dato assistenza medica a 89.288 bambini e ragazzi con visite mediche, pronto soccorso, vaccinazioni, terapie farmacologiche e nutrizionali, fisioterapia, supporto psicologico etc.. Gli ambulatori ManzAid sono anche utilizzati come centri per tenere corsi di igiene e salute per famiglie e comunità. Un successo
straordinario.
Entusiasti per questi primi eccezionali risultati ManzAid ha proseguito il progetto nel 2022, realizzando un ambulatorio pediatrico con annessa una piccola maternità nell’ex dispensario del villaggio di Sikilo in Senegal. E poi ancora nel 2023 altri quattro ambulatori pediatrici nella regione di Mutare in Zimbabwe (St. Michael’s, Avila, St. Andrew’s e TriasHill) ed un presidio medico ambulatoriale con day hospital e piccola maternità a Nanoro in Burkina Faso. E non finisce
qui, attualmente hanno in costruzione una piccola clinica pediatrica (ambulatorio per consultazioni e visite, day hospital e laboratorio di analisi) a Luvuvamu (vicino alla città di Kisantu) nella Repubblica Democratica del Congo.
Le realizzazioni in Senegal, Burkina Faso e Repubblica Democratica del Congo hanno avuto il sostegno finanziario della Fondazione Prosolidar, mentre la C.E.I. ha anche contribuito ai quattro progetti nella regione di Mutare in Zimbabwe.
ManzAid non ha intenzione di fermarsi: è in previsione un progetto per un Centro per il Contrasto alla Malnutrizione Infantile da realizzare a Bodo in Ciad presso un ospedale gestito dalle Suore Alcantarine.
Considerando che nel 2021 ha realizzato, con Busajo ONG, una medicheria al loro Campus per bambini di strada di Sodda in Etiopia, il sogno del 15x5x5 è quasi completamente esaudito. Sono stati realizzati già 14 ambulatori, in 7 Paesi, in 5 anni.
Un nuovo modello di relazioni con l’Africa
Dalla storia di successo di ManzAid nel realizzare un network di ambulatori pediatrici in Africa, si possono trarre alcuni insegnamenti e considerazioni, sottolinea l’associazione. Prima di tutto che ‘Si può fare’. “È possibile incidere su realtà così disastrate e svantaggiate. È possibile donare a migliaia di ragazzi e bambini un futuro di salute. Non c’è bisogno di budget stratosferici né di organizzazioni complesse. Anche un piccolo gruppo di amici (dotati di entusiasmo, determinazione ed idee chiare) può realizzare progetti che fanno la differenza per la situazione sanitaria di intere comunità”.
Il secondo insegnamento, continua ManzAid, è che è possibile un nuovo e diverso paradigma di cooperazione con le realtà africane. “La nostra vicenda sottolinea come sia imprescindibile partire da: Condivisione, Collaborazione e Corresponsabilizzazione. Le comunità locali devono essere i motori, i gestori e i proprietari dei progetti. A noi ETS/OSC il compito di cooperare e coadiuvare dando gli strumenti organizzativi e fornendo i supporti economici e tecnologici. Ma alla fine gli ambulatori sono loro e solo loro. Loro è il personale, loro la proprietà, loro anche la responsabilità di curare, mantenere e sviluppare quanto realizzato”.
Altro insegnamento – conclude l’ente – è che “per avere successo ci sono due componenti irrinunciabili: ascolto e rispetto. Tutto deve partire dal recepire le effettive necessità e criticità delle comunità’ locali. E tutto deve essere poi realizzato in conformità e nel rispetto della loro cultura e tradizioni. Pensiamo e speriamo che la storia del Network di Ambulatori Pediatrici
ManzAid in Africa possa essere di esempio e di sprone anche ad altre associazioni umanitarie e possa fornire qualche utile spunto per nuove forme di cooperazione allo sviluppo che siano vincenti, efficaci e sostenibili”.