«Il numero di tentativi d’emigrazione irregolare è passato da 32 mila in media ogni anno, tra il 2003 e il 2015 agli oltre 65 mila dal 2016 a oggi». Lo rivela Khalid Zerouali, direttore dell’immigrazione e della sorveglianza delle frontiere del Marocco, in una intervista a «Jeune Afrique», il settimanale di attualità africana pubblicato a Parigi, e rilanciata dall’agenzia Ansa.
«È sicuramente cresciuto l’appeal dell’Europa – spiega il dirigente marocchino -, ma è anche il problema della sicurezza sulla rotta migratoria che passa per la Libia a dirottare il flusso sul Marocco». Con un controllo sempre più serrato dello specchio di mare che separa le sue coste dall’Europa, il Marocco ha intensificato gli sforzi ed è finito al centro della polemica internazionale nelle settimane scorse per aver fatto fuoco due volte sui barconi di migranti, in un primo caso uccidendo una giovane studentessa che sognava di raggiungere la Spagna e ferendo un ragazzo nel secondo caso.
«La cooperazione tra Marocco e Spagna, attraverso il gruppo di studio permanente creato nel 2003, permette ai due Paesi di coordinare gli interventi», spiega Zerouali. Quanto all’Europa, il direttore dell’immigrazione assicura che gli incontri di questo ultimo mese hanno «aperto una nuova era di cooperazione sul tema dei migranti», che auspica non sia solo temporanea. La visione marocchina, aggiunge, «passa attraverso il “metodo Rabat”, che dialoga con i Paesi di origine dei migranti, i Paesi di transito e quelli di destinazione per una soluzione integrata e strutturale», una visione che, dice, «spesso è contro la logica della sicurezza di alcuni Paesi del Nord».