Marocco, cooperazione sanitaria nel segno di Luca Attanasio

di claudia
Marocco medici

Nell’ambito della cooperazione sanitaria Italia-Marocco, è stato presentato a Rabat e a Casablanca il progetto pilota “Mama Sofia accorcia le distanze nella cura”. Nello specifico il progetto vuole creare un sistema di monitoraggio continuo dei parametri fisiologici individuali tramite dispositivi indossabili, non invasivi, multi-parametrici al fine di sviluppare un sistema di controllo medico stabile, sostenibile e avanzato, con l’obiettivo di favorire la ricerca, lo sviluppo e il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema sanitario.

L’iniziativa – inserita all’interno del Piano Mattei per l’Africa – è promossa dalla Fondazione Mama Sofia con il patrocinio della Presidenza Italiana del Consiglio dei Ministri e realizzata grazie alla collaborazione tra istituti di ricerca e ospedali italiani d’eccellenza, tra cui per la pediatria l’Istituto Gaslini di Genova e Vexavit e Dedalus, aziende italiane attive nel settore tecnologico.

All’evento di presentazione, si legge in una nota della Fondazione, hanno partecipato l’Ambasciatore d’Italia in Marocco, Armando Barucco, la Presidente della Fondazione Mama Sofia, Zakia Seddiki Attanasio, il Presidente di Vexavit Italia, Salvatore Gandolfo, il Professore Raffaele Ciavarella di Vexavit e il Presidente di Dedalus, Andrea Fiumicelli.

L’iniziativa avrà il suo primo sviluppo in Marocco, in considerazione del forte legame che il Paese ha con l’Ambasciatore Luca Attanasio, Console Generale a Casablanca dal 2010 al 2013, e marito di Zakia Seddiki Attanasio, Presidente della Fondazione Mama Sofia, di origine marocchina.

“Con il Piano Mattei, annunciato nel corso del Vertice Italia-Africa di fine gennaio, l’Italia ha posto le fondamenta per un nuovo modello di cooperazione paritaria con l’Africa. Le discussioni sull’avvio dei primi progetti pilota con il Marocco – come quello della Fondazione Mama Sofia in ambito sanitario o per il Centro di eccellenza sulle energie rinnovabili – rappresentano un percorso condiviso in settori strategici per entrambi i Paesi” ha dichiarato l’Ambasciatore Barucco. “Una volontà che s’inserisce nel solco del Piano d’azione per il partenariato strategico multidimensionale, firmato nel luglio 2023 dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e dal Ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita, e dall’incontro bilaterale del gennaio 2024 tra il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e il Capo del Governo marocchino Aziz Akhannouch”.

Il progetto, ha detto a sua volta Zakia Seddiki, “conferma l’impegno che vogliamo mettere nel realizzare attività che abbiano un valore reale a livello etico e sociale ed è, inoltre, un riconoscimento del lavoro di Luca verso quel principio di cooperazione a lui tanto caro. Il mio intento attraverso l’azione intrapresa con la Fondazione Mama Sofia – ha aggiunto Seddiki Attanasio – è quello di dare un contributo affinché l’Italia possa essere costruttrice di pace e solidarietà tra i popoli. Iniziamo da qui, dal Marocco, che simbolicamente ha un significato particolare per me: prima di tutto è il mio Paese di origine, e poi il punto di partenza del legame tra me e Luca. Le differenze culturali non devono rappresentare un ostacolo ma un valore, uno strumento per avvicinarci e arricchirci”.

Commentando l’adesione al progetto, il direttore sanitario del Gaslini di Genova, Raffaele Spiazzi, ha sottolineato come l’iniziativa si sposi con la “convinzione che la costruzione delle reti di cura e la partecipazione dei professionisti siano la via maestra per assicurare il migliore e più efficace impiego di tecnologie come quelle che saranno offerte dal bel Progetto Mama Sofia, nel cui ambito assicureremo il nostro contributo sia alla fase di elaborazione progettuale e di ricerca clinico-epidemiologica, sia fornendo servizi di ‘second opinion’, consulenza clinica e formazione per casi clinici complessi”.

Nello specifico il progetto vuole creare un sistema di monitoraggio continuo dei parametri fisiologici individuali tramite dispositivi indossabili, non invasivi, multi-parametrici al fine di sviluppare un sistema di controllo medico stabile, sostenibile e avanzato, con l’obiettivo di favorire la ricerca, lo sviluppo e il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema sanitario.

Punto di forza, conclude il comunicato, è, inoltre, la replicabilità dell’iniziativa. Saranno, infatti, mutuati modelli e “best practice” che consentiranno ad altre aree remote di implementare con successo un sistema simile, adattato alle specifiche esigenze locali. La replicabilità, secondo la Fondazione, garantirà la diffusione massiva di tecnologie avanzate e la condivisione delle esperienze, contribuendo alla visione globale delle problematiche sanitarie per rendere possibile ridisegnare il mondo. Questa iniziativa dovrebbe quindi permettere di potenziare la prevenzione delle malattie attraverso il monitoraggio regolare dei parametri, consentendo diagnosi tempestive e interventi preventivi.

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