In Marocco, l’epidemia di Covid-19 sta colpendo in modo molto duro. Ieri è stato un venerdì nero per i contagi: in meno di 12 ore si sono registrati 539 nuove infezioni, portando così a 1.283 i casi attivi. Il bilancio complessivo dall’inizio della pandemia tocca quota 9.613, 213 i decessi e 8.117 guarigioni. Il tasso di mortalità si attesta al 2,3% e quello di guarigione all’84,5.
Sono cifre che destano preoccupazione nelle autorità. In un primo momento era stato annunciato un ammorbidimento dello stato di emergenza che sarebbe dovuto iniziare lunedì 21 giugno. Ma tutto è ancora in forse di fronte alla recrudescenza del virus. Il comparto più colpito è certamente il turismo. Nell’incontro tra Saad Eddine El Othmani, alla guida del governo, e Nadia Fettah Alaoui, ministro del Turismo, il capo dell’esecutivo non ha voluto fissare una data per la riapertura delle frontiere, e, «pur comprendendo le difficoltà del settore», ha salutato il ministro che s’era fatta portavoce delle istanze di tutti gli operatori.
Secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, su 3.989 strutture ricettive solo 520 sono rimaste aperte. A partire dal 20 marzo, data di inizio del lockdown le cancellazioni si sono susseguite a ritmi da catastrofe. Il turismo è la seconda voce dell’economia marocchina e rappresenta l’11% del Pil. Uno studio della Confederazione nazionale di settore stima che il Paese vedrà un calo del 39% nelle richieste con una perdita di oltre 13,85 bilioni di dollari tra il 2020 e il 2022.