Marocco: si accende il dibattito sul nuovo codice della famiglia

di claudia

Il nuovo Codice della famiglia in procinto di essere adottato in Marocco riuscirà a imporsi come un compromesso accettabile, oppure accentuerà le fratture di una società in cerca di equilibrio? Si pone questo quesito il giovane giornalista Ilyasse Rhamir sul giornale online Le Brief, alla luce del dibattito che stanno suscitando nell’opinione pubblica le riforme annunciate. Sebbene mirino a modernizzare i diritti delle donne e a proteggere le famiglie, alcune misure hanno suscitato forti critiche, in particolare per la loro presunta incompatibilità con i precetti dell’Islam.

“Queste modifiche, che riguardano ambiti delicati come l’eredità, il matrimonio e la tutela dei figli, sono applaudite dai progressisti ma respinte dai conservatori. Questo dibattito, che va oltre il quadro giuridico, mette in luce una società marocchina divisa tra tradizione e modernità”, osserva l’autore. Fin dalla sua prima riforma nel 2004, il codice di famiglia marocchino è stato al centro dei cambiamenti sociali avvenuti nel Regno. Vent’anni dopo, un nuovo progetto di riforma propone norme che mettono in discussione alcuni fondamenti giuridici e religiosi del diritto di famiglia.

Tra le misure più rilevanti c’è l’esclusione dell’abitazione coniugale dall’eredità in caso di decesso, misura che consente al coniuge superstite di disporne senza condividerla con gli altri eredi. Un’altra novità riguarda il riconoscimento del lavoro domestico femminile, considerato ormai come un contributo alla ricchezza del nucleo familiare. Questa misura potrebbe influenzare la distribuzione dei beni in caso di divorzio.

Altri cambiamenti riguardano le condizioni del matrimonio: l’assenza di testimoni musulmani non costituisce più un ostacolo alla convalida dell’unione e la madre tutrice dei figli dopo il divorzio ottiene la tutela legale senza l’autorizzazione del padre. Infine, le disposizioni finanziarie completano il progetto: il marito deve provvedere ai bisogni della moglie al momento della firma del contratto di matrimonio, anche se il matrimonio non è consumato, e i debiti contratti congiuntamente dai coniugi avranno ora la priorità sui debiti personali durante il periodo liquidazione dei beni.

Queste riforme, riferisce Le Brief, hanno subito suscitato l’indignazione di coloro che aderiscono ai principi religiosi e ritengono che alcune misure violino i testi sacri. L’esclusione dell’abitazione coniugale dall’eredità è vista come una trasgressione alle regole coraniche sulla distribuzione dei beni. Viene criticato anche il riconoscimento del lavoro domestico delle donne, perché impone una redistribuzione della proprietà che non è prevista dall’Islam, se non preventivamente concordata nel contratto di matrimonio.

Sul piano matrimoniale, l’assenza di testimoni musulmani viene descritta come un attacco ai fondamenti religiosi del matrimonio, mentre la tutela affidata alla madre viene denunciata come un mancato rispetto del primato giuridico riconosciuto al padre nella legge islamica. Infine, l’obbligo di provvedere ai bisogni della moglie prima della consumazione del matrimonio e la priorità dei debiti congiunti rispetto a quelli personali sono percepiti come misure ingiustificate e incompatibili con l’indipendenza del patrimonio individuale.

Di parere totalmente opposto, associazioni per la tutela dei diritti delle donne criticano il testo, ritenuto deludente in alcuni suoi aspetti. È il caso del rifiuto del test del Dna come prova della paternità biologica per i figli nati fuori dal matrimonio, o delle deroghe possibili per il matrimoni di ragazze minorenni, di 17 anni. Un’altra disposizione controversa è quella sulla poligamia, ancora consentita in caso di sterilità della moglie o di malattia che le impedisca di avere rapporti sessuali. Ghizlane Mamouni, avvocato e presidente dell’associazione Kif Mama Kif Baba, citata dall’emittente francese Rfi, ritiene che il segreto medico della moglie potrebbe così essere violato in caso di controversia. Anche gli annunci sulla tutela legale dei figli di genitori divorziati sono considerati troppo imprecisi in questa fase. L’unico progresso degno di nota e salutato come tale è il fatto che la madre non perda la custodia dei figli in caso di nuovo matrimonio.

Su piattaforme come X (ex Twitter), il dibattito riflette la spaccatura tra due visioni opposte della società. Alcuni denunciano una riforma imposta senza consultazione popolare, sostenendo che i partiti e le associazioni politiche sono disconnessi dalle reali aspirazioni della gente. Il dibattito sul nuovo codice della famiglia, conclude Ilyasse Rhamir su Le Brief, illustra le profonde tensioni che attraversano la società marocchina. Da un lato, le riforme ritenute essenziali per garantire l’uguaglianza e proteggere i più vulnerabili. Dall’altro, un forte desiderio di preservare le tradizioni religiose e culturali del Paese.

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