di Valentina Giulia Milani
Il Kenya sta esaminando una legge per regolamentare la gestazione per altri (Gpa), pratica diffusa ma priva di regole. L’assenza di norme espone surrogate e genitori a rischi e abusi. Il dibattito è bloccato da divisioni politiche e culturali.
Il Parlamento keniano sta esaminando un disegno di legge per regolamentare la gestazione per altri (Gpa), pratica sempre più comune nel Paese, ma attualmente priva di un quadro giuridico chiaro. Il progetto di legge, che fa parte del pacchetto sulle tecnologie di procreazione medicalmente assistita (Pma), è stato nei giorni scorsi presentato alla Commissione salute del Parlamento, ma i dibattiti si trovano in una fase di stallo a causa delle reticenze di alcuni parlamentari, si apprende dai media locali.
L’assenza di una regolamentazione giuridica chiara è condizione comune a quasi tutti i Paesi africani che si trovano a dover fare i conti con un vero e proprio buco legislativo riguardo a una tecnica diffusa ma, allo stesso tempo, sempre più discussa. Un vuoto legale che lascia spazio ad agenzie informali e intermediari con il rischio di potenziali abusi e incertezze.
In Africa, il quadro giuridico sulla Gpa è infatti estremamente frammentato. Paesi come il Sudafrica rappresentano un’eccezione, avendo introdotto una legislazione che regola la maternità surrogata attraverso la Children’s Act del 2005, che consente la surrogazione altruistica ma vieta quella commerciale. Tuttavia, la maggior parte degli Stati africani non ha una legislazione specifica sulla Gpa.
In Paesi come la Nigeria e il Kenya, la Gpa è diventata un’industria nascente, ma anche qui non regolamentata. Le agenzie che offrono servizi di maternità surrogata operano in una zona grigia, sfruttando la mancanza di controlli legali e lasciando le donne surrogate e i genitori committenti vulnerabili a potenziali truffe o dispute.
Per quanto riguarda le madri surrogate i rischi spaziano dallo sfruttamento economico alla mancanza di protezioni mediche adeguate. In assenza di contratti legalmente vincolanti, le surrogate possono essere infatti sottoposte a pressioni indebite o lasciate senza supporto finanziario e legale. Inoltre, molte donne accettano di diventare surrogate a causa di difficoltà economiche, il che solleva interrogativi sull’equità e il consenso informato.
Anche i genitori che si rivolgono alla Gpa in Africa affrontano sfide significative. Senza un quadro giuridico chiaro, i diritti di genitorialità possono essere contestati, specialmente nei casi in cui le madri surrogate decidono di non rispettare gli accordi. La mancanza di norme chiare sui diritti dei bambini nati da surrogazione complica ulteriormente la situazione, creando incertezze sulla loro cittadinanza e sul riconoscimento legale.
Organizzazioni per i diritti umani e istituzioni internazionali hanno sottolineato l’urgenza di sviluppare regolamenti chiari e coerenti per la Gpa in Africa al fine di garantire la protezione delle donne surrogate, stabilire standard medici e legali, e chiarire i diritti dei genitori committenti e dei bambini.
Modelli come quello del Sudafrica offrono un punto di partenza: un sistema che richiede l’approvazione giudiziaria degli accordi di surrogazione prima del concepimento e vieta la surrogazione commerciale, cercando di bilanciare le esigenze etiche e legali.
Il Kenya sta evidentemente cercando di muoversi in tal senso ma con grandi difficoltà. Non è infatti la prima volta che i legislatori keniani cercano di regolamentare la Gpa. Un primo tentativo era stato fatto nel 2019 senza successo, seguito da una nuova proposta nel 2022. Da allora, il disegno di legge è rimasto bloccato per due anni. Secondo Millie Odhiambo, deputata promotrice della legge, è urgente intervenire per proteggere le madri surrogate. La proposta include misure come il limite a tre gravidanze surrogate per donna e l’obbligo di un intervallo di due anni tra una gravidanza e l’altra, per prevenire possibili forme di sfruttamento.
Attualmente, la gestazione per altri in Kenya è regolata solo da contratti di diritto privato, secondo quanto riferito dallo studio legale BM Musau, citato da Radio France Internationale. Ogni centro che offre questi servizi stabilisce le proprie regole, lasciando le madri surrogate in una situazione vulnerabile. Un’indagine del 2021 condotta dalla giornalista Naipanoi Lepapa aveva evidenziato che molti centri selezionano donne povere e single per evitare pressioni o controlli familiari.
Nonostante la necessità di regolamentare il settore, la proposta di legge non sta avanzando. Alcuni parlamentari si oppongono al testo anche perché include disposizioni che promuovono l’accesso alla pianificazione familiare per le donne keniane. Nel frattempo, il costo della Gpa in Kenya si attesta tra i 35.000 e i 40.000 dollari per coppia, una cifra significativamente inferiore rispetto a Stati Uniti o Europa dell’Est, dove i costi possono essere triplicati.
A causa di motivi religiosi, culturali e ideologici, la maternità surrogata da sempre suscita controversie in tutto il mondo, ed è vietata in diversi Paesi. Il tema è sempre più dibattuto e sempre più di attualità anche a fronte dei recenti fatti di cronaca che vedono protagonista l’Italia.
In Africa il vuoto legislativo è enorme e preoccupante. Al contrario, in Italia le leggi non mancano, e sono sempre più restrittive. Nonostante la Gpa sia già considerata reato da vent’anni, il Senato ha recentemente approvato la proposta di legge n. 887 del 2023 che rende la maternità surrogata un reato universale. Ciò significa che tale pratica sarà considerata illegale e perseguibile penalmente anche se effettuata all’estero, nel tentativo di impedire il cosiddetto “turismo procreativo” ovvero il fenomeno in cui coppie o singoli si recano verso Paesi altri dove la maternità surrogata è legale.
Così, mentre i Paesi con normative consolidate cercano di bilanciare gli aspetti etici e legali anche attraverso accesi dibattiti, l’assenza di regolamentazione in gran parte dell’Africa pone sfide uniche e urgenti, con ripercussioni su scala globale.