di Valentina Giulia Milani
Un susseguirsi di espulsioni di migranti ha interessato la Mauritania negli ultimi mesi. Il Paese ha messo in atto una revisione delle leggi sull’immigrazione, accompagnata da un rafforzamento della cooperazione con l’Unione Europea per la gestione dei flussi migratori. Le espulsioni hanno sollevato accuse di discriminazione e razzismo.
Negli ultimi mesi, la Mauritania ha intensificato le operazioni di espulsione di migranti provenienti da diversi Paesi dell’Africa occidentale, tra cui Mali, Guinea, Senegal e Costa d’Avorio. Giornali locali e internazionali hanno riportato il susseguirsi di notizie precisando che le autorità giustificano queste espulsioni con la necessità di contrastare l’immigrazione irregolare, in quanto i cittadini espulsi non erano in possesso di un permesso di soggiorno valido.
Questa politica si inserisce in un più ampio contesto di revisione delle leggi sull’immigrazione da parte del Paese dell’Africa nord occidentale, accompagnata da un rafforzamento della cooperazione con l’Unione Europea (Ue) per la gestione dei flussi migratori. Tuttavia, le espulsioni hanno suscitato forti polemiche nell’opinione pubblica, con denunce da parte di organizzazioni per i diritti umani e proteste in diversi settori della società civile.
Dal 2 marzo, la Mauritania ha infatti espulso almeno 528 migranti maliani attraverso il confine con il Mali, con la registrazione di casi simili per cittadini guineani, senegalesi e ivoriani. Gli espulsi vengono identificati nei centri di detenzione, dove le autorità raccolgono le loro impronte digitali prima di trasferirli in autobus verso i rispettivi Paesi d’origine. Una nuova norma imposta dal governo mauritano vieta il rientro nel Paese per almeno due anni a chiunque venga espulso, indipendentemente dalla nazionalità.
Tuttavia, le autorità del Senegal hanno rifiutato di accogliere migranti espulsi da altri Paesi, obbligando così la Mauritania a trasferire numerosi migranti al confine con il Mali, aggravando le tensioni bilaterali. In reazione a queste espulsioni, giovani maliani hanno organizzato manifestazioni al confine, bloccando il passaggio ai veicoli mauritani a Gogui Zamel.
Per cercare di contenere le tensioni, il presidente maliano della transizione, il generale Assimi Goita, ha inviato il ministro per i cittadini all’estero e l’integrazione africana, Mossa Ag Attaher, in Mauritania con un messaggio rivolto al presidente Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani. L’incontro, seguito dai media locali, ha portato all’adozione di alcune misure per facilitare la regolarizzazione dei cittadini maliani: avvio di un’operazione speciale per il rilascio di carte di soggiorno ai cittadini maliani residenti in Mauritania, con esenzione dalle tasse di registrazione; creazione di un meccanismo di dialogo permanente tra l’ambasciatore del Mali e i ministeri mauritani competenti; coinvolgimento dell’Ambasciata del Mali a Nouakchott per garantire una maggiore adesione al nuovo processo di regolarizzazione degli stranieri.

Le espulsioni hanno sollevato accuse di discriminazione e razzismo. L’organizzazione “Touche pas à ma nationalité” (Tpmn), impegnata nella difesa dei diritti civili, ha denunciato la campagna come un’operazione discriminatoria mirata contro i migranti subsahariani, definendola “una campagna razzista e xenofoba portata avanti da ambienti suprematisti nazionalisti arabi”. Tpmn ha accusato le autorità di applicare controlli basati sui tratti somatici piuttosto che sulla documentazione, perseguitando specificamente i migranti subsahariani e detenendoli in condizioni disumane nei centri di detenzione prima dell’espulsione.
Il ministro della Cultura e portavoce del governo, Houssein Ould Meddou, ha respinto le accuse di discriminazione, sostenendo che la Mauritania rispetta i suoi obblighi nei confronti dei Paesi vicini e facilita l’accesso legale al proprio territorio. Il governo ha ricordato che la Mauritania ospita circa 500.000 migranti e organizza periodicamente campagne di registrazione per regolarizzarne la presenza. Ould Meddou ha inoltre sottolineato che nel 2022 il governo aveva offerto gratuitamente carte di soggiorno ai migranti, ma solo 7.000 su 130.000 hanno rinnovato la loro registrazione. Il ministro ha insistito sul fatto che la politica migratoria è incentrata sulla sicurezza e sulla regolamentazione della presenza straniera, non su motivazioni razziali o discriminatorie.
Da inizio marzo, il governo ha implementato un nuovo sistema biometrico di controllo ai punti di frontiera per monitorare i movimenti dei viaggiatori in tempo reale. Attualmente, 35 punti di ingresso sono stati dotati di questa tecnologia.
La Mauritania è un crocevia chiave per i migranti dell’Africa occidentale diretti in Europa attraverso la rotta delle Canarie. Secondo le autorità spagnole, l’83% dei migranti sbarcati nell’arcipelago passa per la Mauritania. Per questo motivo, l’Ue ha rafforzato la cooperazione con Nouakchott, stanziando 210 milioni di euro un annofa per migliorare il controllo delle frontiere e combattere il traffico di esseri umani.
Nel 2024, la Mauritania ha espulso 10.753 migranti, registrando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, le campagne di espulsione non sono una novità: nel 2008, Amnesty International aveva già denunciato il respingimento di migranti verso Mali e Senegal senza possibilità di appello, evidenziando il ruolo dell’Ue nel delegare il controllo migratorio ai Paesi africani.
Queste misure stanno alimentando tensioni diplomatiche con i Paesi confinanti e sollevano interrogativi sulla compatibilità tra la politica migratoria adottata e i valori di integrazione africana proclamati dal governo mauritano.