Dopo i Panama Papers e i Paradise Papers, il consorzio internazionale dei giornalisti investigativi ha pubblicato ieri, martedì 23 luglio, i Mauritius Leaks. Si tratta di 200mila documenti, inviati in forma anonima dallo studio legale internazionale Conyers Dill & Pearman, specialista in finanza offshore. Da essi emergono le pratiche delle società che sfruttano la bassa aliquota fiscale delle Mauritius per fuggire alle autorità fiscali dei loro Paesi di origine.
Tutto è legale, ma non etico. Tra le varie società anche quella del rocker Bob Geldof che, in pubblico, sostiene la trasparenza degli affari e l’eticità dei leader africani ma, in privato, domicilia il suo fondo di investimento 8 miglia a Mauritius per sfuggire alla tassazione britannica.
Non è l’unico. Lo stesso fanno grandi aziende come, per esempio, la franco-giapponese Cfao che si appoggia alle Isole Mauritius per condurre alcune operazioni commerciali in Africa. Senza dimenticare alcuni ricchi uomini d’affari ugandesi o nigeriani.
Mauritius, inserita dall’Unione Europea nella lista grigia dei paradisi fiscali, applica una bassa aliquota (circa il 3%) ai profitti delle grandi società. Lo fa per attirare capitali. Una tattica che, al momento, sta funzionando. Secondo il consorzio investigativo, 630 miliardi di dollari di attività estere sono ospitati nelle banche di Mauritius, un Paese che sta diventando, proprio grazie a questa deregolamentazione fiscale, una delle nazioni emergenti.
Ma le multinazionali e gli imprenditori non sono gli unici coinvolti. Perché Mauritius attrae anche gli Stati. Il suo governo ha infatti firmato con 45 Stati, tra cui quindici nell’Africa sub-sahariana, trattati di doppia imposizione. Grazie alle condizioni fiscali favorevoli, molte compagnie si sono precipitate a Mauritius per sfuggire alle imposte nei loro Paesi.
I leader mauriziani, che affermano di rispettare gli standard dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), hanno annunciato che metteranno in campo controlli serrati per combattere l’evasione fiscale. Diverse Ong, tra cui Oxfam-France, proprio per evitare che si creino paradisi fiscali, hanno però presentato al tavolo del G7, riunitosi in Francia il 17 e 18 luglio, una proposta per introdurre un’aliquota fiscale globale per le multinazionali.